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“Lui la minacciava e la picchiava”: pena ridotta a 17 anni per Valentina Boscaro dopo l’omicidio del fidanzato

La donna accoltellò Mattia Caruso nel 2022 ad Abano Terme (Padova). Era stata condannata a 24 anni, poi ridotti a 20 anni in appello. Ora la pena definitiva con attenuante per le aggressioni subite dall'uomo
“Lui la minacciava e la picchiava”: pena ridotta a 17 anni per Valentina Boscaro dopo l’omicidio del fidanzato
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Condanna ridotta a 17 anni dalla Cassazione per la 34enne Valentina Boscaro, che nella notte tra il 25 e 26 settembre 2022 uccise il fidanzato Mattia Caruso ad Abano Terme (Padova). Per la donna si tratta della pena definitiva, dopo essere stata condannata a 24 anni di carcere in primo grado, poi ridotti a 20 anni in appello e ora ulteriormente ridimensionati.

I giudici le hanno riconosciuto un’attenuante decisiva: il comportamento di Mattia Caruso, morto dopo una lite con la giovane che lo colpì al petto con una coltellata. Sono state tenute in considerazione le minacce e le botte ricevute dalla donna in più occasioni. Uno stato di prostrazione che rinforza le attenuanti rispetto alle aggravanti dell’omicidio. La donna, considerata non pericolosa né a rischio di fuga da parte del tribunale del riesame, sta scontando la pena a casa, in quanto madre di una bimba minorenne.

Davanti al magistrato nel 2022 Boscaro aveva dichiarato di aver agito per difendersi dall’ennesima aggressione: la sera dell’omicidio, l’uomo “guidava veloce, ha iniziato a strattonarmi tirandomi le mutande. Era imprevedibile quando beveva. Io ero stanca ed esasperata, ho visto il suo coltello sul cruscotto, l’ho preso e l’ho colpito”, queste le parole della giovane secondo quanto riportato dal Gazzettino. Secondo le dichiarazioni di Boscaro, una volta Caruso l’ha accusata anche di essere stata la causa della morte della sua tartaruga. Così, per punizione, ha cercato di obbligarla a mangiarne il cadavere. “Sono disperata. Volevo solo difendermi dall’ennesima aggressione, non volevo uccidere Mattia”, aveva riferito.

Gli avvocati della donna avevano prodotto nel 2024 un ricorso per l’appello di una ottantina di pagine dove erano stati riportati i messaggi Whatsapp, dal tono intimidatorio, spediti da Caruso alla donna e ad altri contatti, e una decina di scatti dove la giovane presenta lividi ed ematomi su tutto il corpo. In particolare in un messaggio vocale inviato a un amico, secondo quanto riportato dal Gazzettino, Caruso la sera del delitto parlò delle sue intenzioni violente: “…Secondo te non è perfetto per affogarla stasera? L’affogo io nel laghetto fra…è tutta la scusa di portarla a ballare fra…la voglio affogare l’amore mio…gli faccio assaggiare il centro del laghetto…”.

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