
L’avvocato: “Mero indizio, improprio anche definirlo alibi” e aggiunge: "L'esperienza mi insegna che talvolta", quando "trasudano mediaticamente notizie riservate" questa "sia una scelta processuale di chi dispone dell’atto segreto per misurare le reazioni", reazioni che "qui non ci sono"
Lo scontrino di Vigevano. Erano mesi che non si leggeva sulle cronache del bigliettino di un parcheggio a Vigevano, vicino Piazza Ducale, dove Andrea Sempio aveva dichiarato di avere lasciato l’auto (l’unica in famiglia) alle 10.18 del 13 agosto 2007, giorno in cui a Garlasco fu uccisa Chiara Poggi e per cui è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi. Ebbene il biglietto – conservato dalla madre di Sempio, indagato nella nuova inchiesta della procura di Pavia – e consegnato dal 37enne dopo un’audizione come testimone – ritorna alla ribalta con le dichiarazioni di un presunto testimone che ai carabinieri avrebbe raccontato che il biglietto non sarebbe di Sempio che quel tagliando sarebbe stato fornito e che quindi non sarebbe stato lui a ritirare alle 10,18 del 13 agosto 2007 dal parchimetro il biglietto della sosta da un euro”.
Sempio, intervistato da Chi l’ha visto? in onda stasera, ha assicurato che lo scontrino del parcheggio di Vigevano della mattina in cui è stata uccisa Chiara Poggi l’aveva preso lui: “Sì, certo” e sul questo “no”, non c’è alcun dubbio. “Sarebbe stata una cosa migliore, se avesse destato sospetti all’epoca” in modo che le “autorità si mettessero a ricercare nelle telecamere della piazza di Vigevano se effettivamente c’era una ripresa di me quella mattina. Forse sarebbe stato meglio per me se avesse destato più interesse in quel momento. A parte che lo scontrino me lo hanno chiesto un anno dopo e di video non ce ne erano più”.
Lo scontrino “quandanche fosse un alibi, è un mero indizio e non una prova. Quindi che valore probatorio vogliamo dare a tutto questo bailamme? Nella migliore delle ipotesi, dal punto di vista dell’accusa, pochissimo” commenta il nuovo avvocato di Sempio, Liborio Cataliotti che, aggiungendo una notazione tecnica, ricorda che quando venne consegnato, il suo assistito non era indagato, e quindi ai tempi “era improprio definirlo alibi”. Il legale sottolinea anche che “l’esperienza mi insegna che talvolta”, quando “trasudano mediaticamente notizie riservate” questa “sia una scelta processuale di chi dispone dell’atto segreto per misurare le reazioni”, reazioni che “qui non ci sono”. Il legale ha quindi spiegato che lui e la collega Angela Taccia si sono “imposti un modus operandi. Commentare gli atti se e quando li vedremo in quanto atti processuali“, con la firma dell’investigatore e del pm che ha raccolto la deposizione. Quel verbale, dunque, “non lo voglio mettere in discussione, ma neanche commentare perché non è in nostro possesso”. Nessun commento anche sulle dichiarazioni emerse in alcuni trasmissioni televisive.
Perché lo scontrino sembra importante? Secondo i magistrati, Chiara Poggi è stata uccisa tra le 9.12 e le 9.35. Sempio, stando al suo racconto e quello della famiglia, era arrivato a Vigevano da Garlasco dopo avere atteso il ritorno della madre, che era a fare la spesa, ed era a casa con il padre. Una volta tornata, ha preso l’auto per andare in libreria – poi risultata chiusa – a Vigevano. Poi è andato a pranzo dalla nonna, poi esce di nuovo col padre e alle 15 nota l’ambulanza in Via Pascoli. Una versione confermata da entrambi i genitori.
Questa versione viene messa in dubbio da chi indaga. Perché nelle nuove indagini è emerso un altro personaggio. Si tratta di A. B., un vigile del fuoco in pensione di 66 anni, il cui nome proposto a Daniela Ferrari, la madre dell’indagato, il giorno che aveva rifiutato di rispondere, aveva provocato una specie di di crisi di panico. Cosa c’entra questo pompiere con la signora? Il pompiere avrebbe dichiarato che si scambiavano messaggi e che si vedevano. I detective dell’Arma hanno quindi coltivato l’ipotesi che a Vigevano fosse andata la donna e che avesse ritirato lo scontrino, poi conservato per un anno. Bigliettino che il figlio, un anno dopo il delitto (4 ottobre 2008), interrogato disse di avere per mostrare che, nelle ore in cui la sorella del suo migliore amico moriva sotto i colpi dell’assassino, lui erano lontano da Garlasco. Anche Sempio ebbe un malore: quel giorno un’ambulanza intervenne per un calo di pressione. Malore che non era stato verbalizzato all’epoca.
Il cellulare della donna, però quel giorno, non aggancia la cella di Vigevano. Dagli atti delle indagini e dei processi precedenti però emerge che le celle del telefono della madre di Sempio, agganciano le celle di Garlasco e Gambolò, mai quella di Vigevano. I tabulati del 2007 – anni in cui si mandavano sms e il telefono 3G serviva per parlare – sono limitati a pochi eventi, come appunto sms, conversazioni effettuate o ricevute, ed eventualmente chiamate senza risposta.