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Olimpiadi Cortina, nel piazzale della seggiovia i resti della baita del presidente della società degli impianti: inchiesta e sequestro

Ai piedi delle Cinque Torri giace ciò che resta della struttura (distrutta da un incendio nel 2023) di Marco Zardini, che guida il Consorzio degli impianti a fune. I carabinieri hanno posto i sigilli all'area finita sotto indagine: "Smaltimento illecito di rifiuti"
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Sequestro penale nel paradiso degli sciatori, ai piedi delle Cinque Torri, le piste delle Dolomiti tra Cortina e il Passo Falzarego, luogo di incontaminata bellezza. Da un paio di settimane, ormai alla vigilia delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, un telo di colore grigio copre un cumulo di macerie nel grande piazzale da cui parte la seggiovia che sale in quota, a fianco di un bar ristorante attualmente chiuso per ferie. L’area è transennata con i nastri bianchi e rossi e un foglio che motiva il provvedimento: “Area sottoposta a sequestro penale dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Belluno”. L’intestazione indica che il sequestro è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo investigativo.

In questo periodo dell’anno la zona è scarsamente frequentata, ad eccezione di pochi escursionisti che raggiungono il museo all’aperto della Grande Guerra. Sono al lavoro per preparare l’apertura invernale alcuni operai, dipendenti di Cortina Skiworld, la società che controlla gli impianti di risalita di Cortina, San Vito di Cadore, Auronzo e Misurina. Nessuna attività nell’area sequestrata. Si attende che vengano analizzati i resti che hanno insospettito carabinieri e magistratura: è infatti aperta un’indagine per smaltimento illecito di rifiuti.

Per capire di cosa si tratti bisogna fare un salto indietro nel tempo al 9 ottobre 2023, quando venne distrutta da un incendio una baita di proprietà di Marco Zardini, presidente del consorzio degli impianti a fune. Si tratta di un ente che raccoglie otto società e 35 cabinovie, funivie o seggiovie, e mette a disposizione degli sciatori piste per 120 chilometri, suddivise in cinque aree: Faloria-Cristallo, Tofana-Cinque Torri-Lagazuoi, San Vito, Auronzo e Misurina. La casetta si trovava in quota vicino al rifugio Cinque Torri e venne distrutta completamente dalle fiamme. In quella occasione intervennero due squadre dei vigili del fuoco del distaccamento permanente di Cortina, oltre a volontari provenienti da Zoldo e Arabba. Fu impiegato anche un carro aria dei vigili del fuoco di Belluno. In totale gli operatori furono 22.

Due anni dopo si è scoperto che parte dei resti della baita (nel frattempo fatta ricostruire da Zardini) sono finiti nel piazzale della seggiovia. Il procedimento penale, come confermato dal foglio esposto dai carabinieri, è iscritto al modello 21 della Procura, quindi è a carico di persone note. In questo caso gli indagati sono due. Viene loro contestato di avere solo parzialmente smaltito i resti dell’incendio come previsto dalla legge. Perché non hanno seguito le procedure? Si tratta di una violazione penale o di una semplice superficialità? È quello che dovrà stabilire l’indagine, a partire dagli accertamenti che saranno svolti da Arpav (l’agenzia regionale veneta per l’Ambiente) e vigili del fuoco.

Mentre gli iscritti nel registro degli indagati sono stati informati del sequestro, potrebbero essere in arrivo altre sorprese. Gli investigatori si sono insospettiti dopo aver acquisito nel corso di una perquisizione documenti di viaggio degli impianti di risalita, che non sarebbero riconducibili alla contabilità ufficiale. Il massimo riserbo viene mantenuto dagli inquirenti sulla natura e sull’utilizzo dei biglietti. Al riguardo non sono state formulate ipotesi di reato, ma gli accertamenti ordinati dalla Procura ed eseguiti dai carabinieri sono in corso.

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