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Roccella chiama Segre per scusarsi, “ma la senatrice a vita non risponde”. E FdI prova ad arginare la polemica

Secondo il governo, la telefonata c'è stata, ma fonti di Repubblica smentiscono. Pochi giorni fa l'uscita della titolare del dicastero della Famiglia, secondo cui le “gite” ad Auschwitz sono state solo “un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista”. Sdegno di fondazioni e istituti per la memoria della Shoah
Roccella chiama Segre per scusarsi, “ma la senatrice a vita non risponde”. E FdI prova ad arginare la polemica
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“Se troverò il coraggio, ti telefono domani”. Chissà se Eugenia Roccella si è fatta ispirare dal verso di Replay, la canzone di Samuele Bersani. Senz’altro, dopo l’uscita sulle “gite” ad Auschwitz, un po’ di coraggio deve essere servito alla ministra della Famiglia per alzare la cornetta e comporre il numero di Liliana Segre. La telefonata di chiarimento, se non di scuse, dovrebbe essere avvenuta nel pomeriggio di lunedì. Anche se l’uso del condizionale in questo caso è d’obbligo, visto che attorno all‘effettiva risposta della senatrice a vita non c’è molta chiarezza. Per Palazzo Chigi, “si sono sentite telefonicamente”, ma fonti di Repubblica smentiscono che Segre abbia accettato la chiamata.

La senatrice a vita è rimasta profondamente sdegnata, così come molti membri della comunità ebraica nonché dell’opposizione, per le parole della ministra. Sdegno che non è stato certo mitigato dal successivo silenzio in cui ha preferito chiudersi il governo. La presa di distanza di Giorgia Meloni, così come in generale dell’esecutivo e del mondo della destra, non è mai arrivata. L’unica che continua a rilasciare dichiarazioni sul tema è la stessa Roccella che, tra un’intervista e un’ospitata televisiva, ha cercato di giustificarsi rispetto a ciò che ha detto: ovvero che le “gite” ad Auschwitz per lei sono state solo “un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta”. Parole dalle quali Segre, in quanto superstite della Shoah, deportata proprio ad Auschwitz dopo l’arresto nel gennaio del 1944, si è sentita offesa: “La verità storica fa male a chi ha degli scheletri nell’armadio”, ha risposto la senatrice a vita. Un “falso storico”, secondo la fondazione Memoriale della Shoah di Milano. “Un modo per sminuire le colpe del fascismo“, secondo la scrittrice Edith Bruck, anche lei sopravvissuta ai campi di sterminio.

Dopo la presunta telefonata, Roccella ha ribadito la sua posizione ai microfoni di “10 minuti”, su Rete4: “L’antisemitismo è strisciante e anche visibile”, ha commentato la ministra, riferendosi alle manifestazioni di piazza in sostegno della popolazione di Gaza e della Flotilla.L’antisemitismo è più a sinistra che a destra? Io penso che oggi sia così – continua -. L’antisemitismo non può essere confinato in un’epoca storica, nel nazifascismo, e in un’area politica. È un qualcosa di strisciante. Noi dobbiamo fare meglio i conti con il nostro passato”. Poi aggiunge: “Non ho assolutamente contestato i viaggi ad Auschwitz, penso che siano utili e che sia importante ricordare l’Olocausto, ma va affiancato anche con una presa di consapevolezza di quanto l’antisemitismo sia ancora vivo e, in particolare, in quelle piazze che a sinistra non vengono criticate”. E, infine, rincara la dose, attaccando le opposizioni: “Ho toccato un nervo scoperto, perché abbiamo detto la verità”.

Tante le fondazioni e gli istituti per la memoria della Shoah che hanno condannato le parole della ministra, ricordando la stretta correlazione tra Olocausto e l’ideologia fascista e nazista. Intanto, per cercare di frenare la polemica, Fratelli d’Italia ha chiesto formalmente che Roccella riferisca davanti alla commissione contro razzismo e antisemitismo del Senato, guidata appunto da Liliana Segre. Ma sull’opportunità di ascoltare o meno la ministra ci sono ancora molti dubbi. La richiesta di FdI è insolita e il rischio è che l’organismo parlamentare venga chiamato in causa in modo strumentale.

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