Tutti zitti a destra sulla discussione tra Roccella e Segre. La ministra rincara la dose: “Li ho toccati su un nervo scoperto”
La presa di distanza del governo rispetto alle dichiarazioni di Eugenia Roccella, auspicata dalle opposizioni, non è ancora arrivata. In compenso la ministra della Famiglia ha continuato a cercare di giustificarsi rispetto alle parole che ha pronunciato sulle “gite” ad Auschwitz, che per lei sono state solo “un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta”. Un’uscita che ha provocato lo sdegno in primo luogo della senatrice a vita Liliana Segre, secondo la quale “la verità storica fa male a chi ha degli scheletri nell’armadio”. E in seconda battuta delle opposizioni. Per Sabrina Licheri, Ada Lopreiato e Marco Croatti, esponenti del M5S in commissione Antidiscriminazioni al Senato, “derubricare i viaggi educativi delle scuole a Auschwitz a gite scolastiche evidenzia tutto il disprezzo di questa destra per la cultura, ma soprattutto per il ricordo di una delle pagine più nere della storia dell’umanità”.
La ministra ha affidato la sua autoassoluzione alle pagine de Il Giornale, a cui ha rilasciato un’intervista. “È una vita che sono vicina al mondo ebraico, una vita che sono impegnata in questa battaglia contro pregiudizio e discriminazione, non dimenticate che vengo dai Radicali, che hanno sempre avuto una posizione molto chiara. La politica purtroppo oggi ribalta e strumentalizza qualsiasi cosa. La verità è che li ho toccati su un nervo scoperto. Il tentativo è quello di rovesciare i fatti appigliandosi al nulla”. Secondo Roccella il suo ragionamento era chiaro: “Ho detto che se non si riconosce l’antisemitismo che si respira oggi e non lo si spiega ai ragazzi, si rischia di ridurre le visite ai campi di concentramento a semplici gite”, aggiunge.
“Le parole della ministra Roccella sono gravissime. Derubricare i viaggi educativi delle scuole a Auschwitz a gite scolastiche evidenziano tutto il disprezzo di questa destra per la cultura ma soprattutto per il ricordo di una delle pagine più nere della storia dell’umanità. La risposta della senatrice Liliana Segre non ammette repliche: la memoria storica fa male solo a chi conserva scheletri nell’armadio. La deriva del governo su questo come su altri temi, il ricorso a toni fuori da ogni grammatica istituzionale buoni solo per comizi a Colle Oppio non rappresenta il Paese. La presidente Giorgia Meloni e i suoi ministri tentano di riscrivere la storia e dimenticano troppo spesso che dovrebbero governare e non arringare le folle”: è quanto affermano in una nota i senatori del M5s Sabrina Licheri, Ada Lopreiato e Marco Croatti.
Il silenzio del governo sulla discussione tra Roccella e Segre fa ancora più rumore se confrontato con la levata di scudi che c’è stata appena pochi giorni fa, non solo da destra, contro il presunto attacco di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, alla senatrice a vita. Attacco che è difficile riscontrare nelle dichiarazioni letterali di Albanese: “Nutro un grandissimo rispetto nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre. Esiste chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida davanti a questa cosa”, in rifermento al fatto che Segre abbia ribadito più volte di non riconoscere come “genocidio” il massacro israeliano dei palestinesi a Gaza.
L’unico a commentare l’uscita di Roccella nel mondo della destra è stato Gianfranco Fini, ospite di Ping Pong a Rai Radio1: “Credo che tutto derivi da una parola francamente inappropriata. Non si tratta di gite, ma di visite, visite importanti per far conoscere ai più giovani l’unicità della Shoah, dell’Olocausto, e che cosa significava l’antisemitismo per i regimi nazifascisti“, ha commentato. “Allo stesso tempo – prosegue l’ex presidente della Camera – l’antisemitismo non è finito nel 1945. C’è ancora oggi un antisemitismo strisciante, che poi riemerge in modo virulento, come abbiamo visto negli ultimi tempi, non solo a seguito dell’incancrenirsi del conflitto israelo-palestinese, ma anche per l’atteggiamento da parte di alcune componenti del mondo, non solo islamico, che non accettano che lo Stato di Israele sia un’entità riconosciuta. L’antisemitismo non è un fatto che si riferisce unicamente ad un periodo storico: è una piaga antica”, ha concludo Fini.