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Caos Francia, Macron affida al dimissionario Lecornu “gli ultimi negoziati”. E fa sapere: “Pronto ad assumermi le mie responsabilità”

Un messaggio che il capo dello Stato fa planare con l'ipotesi di un nuovo scioglimento dell’Assemblea Nazionale dopo quello che portò alle elezioni legislative anticipate nell’estate 2024. Lecornu è il terzo capo del governo a lasciare in 15 mesi: "Non c'erano le condizioni". I lepenisti chiedono lo scioglimento del Parlamento, la sinistra di Mélenchon di votare la destituzione del capo dello Stato ma ora si aggiungono pure gli ex gollisti: "Programmi le dimissioni se vuole salvare le istituzioni"
Caos Francia, Macron affida al dimissionario Lecornu “gli ultimi negoziati”. E fa sapere: “Pronto ad assumermi le mie responsabilità”
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Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto al primo ministro dimissionario Sébastien Lecornu di condurre degli “ultimi negoziati” entro “mercoledì sera” con l’obiettivo di giungere a una “piattaforma di azione” per la “stabilità del Paese”. Un annuncio dell’Eliseo che arriva dopo il colloquio tra i due questo pomeriggio. “Il Presidente della Repubblica – precisano le fonti – ha affidato al primo ministro dimissionario incaricato degli affari correnti la responsabilità di condurre, entro mercoledì, degli ultimi negoziati per definire una piattaforma di azione e di stabilità del Paese”. Secondo fonti dell’Eliseo Macron si è detto pronto oggi ad “assumersi le proprie responsabilità” nel caso di un nuovo fallimento del premier dimissionario. Un messaggio che il capo dello Stato sembra far planare la minaccia di un nuovo scioglimento dell’Assemblea Nazionale dopo quello che portò alle elezioni legislative anticipate nell’estate 2024. “In questo momento, il capo dello Stato ha due possibilità: dimettersi o sciogliere il Parlamento” afferma la leader dell’estrema destra francese Marine Le Pen. La “soluzione” a questa “crisi di regime” sia “nelle mani” di Emmanuel Macron, prosegue Le Pen, aggiungendo che “la Costituzione gli affida il compito di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni”.

Cosa è successo

Dodici ore dopo aver consegnato la lista dei ministri, domenica sera, il nuovo premier del governo francese Sebastien Lecornu – nominato dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron – ha dato le dimissioni. Macron le ha accettate, fa sapere l’Eliseo. “Non c’erano le condizioni per restare primo ministro” ha detto il capo del governo dimissionario. Lecornu era stato indicato dal capo dello Stato per guidare l’esecutivo un mese fa. Il premier avrebbe dovuto tenere il suo discorso di insediamento domani, martedì. Il suo è stato l’incarico più breve dall’inizio della Quinta Repubblica, nel 1958: 27 giorni. Secondo un calcolo di Le Monde, la permanenza al potere del governo si può contare addirittura in minuti, precisamente 836, dall’annuncio ufficiale (domenica sera alle 19.45) alle dimissioni del premier (lunedì mattina alle 9.41).

Lecornu è il terzo premier a dare le dimissioni in 15 mesi, cioè dalle elezioni legislative di inizio estate 2024, il quinto dall’inizio del secondo mandato di Macron nel 2022. Sullo sfondo la situazione complicatissima della finanza pubblica, con l’eventualità sempre più concreta di misure di austerità. Il caos politico ha provocato un immediato scossone (-2%) sulla Borsa di Parigi. Jordan Bardella, presidente della destra di Rassemblement National, ha chiesto a Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale. “Indubbiamente il premier provvisorio non aveva margini di manovra”, ha commentato Bardella. La France Insoumise con il suo leader Jean-Luc Mélenchon chiede l’esame immediato della mozione di destituzione dello stesso Macron. Un’ipotesi che non è patrimonio solo delle “estreme”: il numero 2 dei Repubblicani, gli ex gollisti, il sindaco di Cannes David Lisnard, sottolinea che “l’interesse della Francia comanda che Emmanuel Macron programmi le sue dimissioni per preservare le istituzioni e sbloccare una situazione che rimane irrisolvibile“. anche perché è “il primo responsabile di questa situazione”.

Il discorso

Nel suo intervento, Lecornu ha puntato espressamente il dito contro “il risveglio di alcuni appetiti di parte” durante il processo di formazione del governo, “non estraneo alle imminenti elezioni presidenziali”, sottolineando come questo sia stato uno dei motivi che lo hanno spinto a dimettersi. “Bisogna sempre preferire il proprio Paese al proprio partito”, ha aggiunto, riferendosi al leader dei Republicains, Bruno Retailleau, che ha accelerato la caduta del governo, mettendo in discussione la partecipazione del partito all’esecutivo appena formato. L’annuncio di domenica sera era arrivato dopo settimane di consultazioni e il sì dell’ultimo minuto proprio degli ex gollisti: nella lista erano finiti 18 ministri, 12 dei quali riconfermati dal precedente esecutivo di François Bayrou, che si era dimesso quest’estate. Le reazioni alla nuova formazione di governo però sono state una tempesta polemica da destra (i lepenisti di Rassemblement National) da sinistra (La France Insoumise di Jean Luc Melenchon), con minaccia di mozione di sfiducia dei socialisti e con commenti amari perfino del partito dello stesso Macron, Renaissance, con l’ex premier Gabriel Attal – ora capogruppo – che pareva prendersela non tanto con il nuovo premier quanto con lo “spettacolo deplorevole” offerto da “tutta” la classe politica. “I francesi meritano di meglio che il circo delle cariche e dei posti” aveva detto, assicurando di non aver “chiesto nulla” in un governo che avrebbe contato 10 ministri di Renaissance su 18, oltre al capo del governo.

Partiti in fibrillazione

Le critiche dei partiti infuriate in queste poche ore si erano concentrate sulla sostanziale continuità rispetto ai governi precedenti: i nomi erano rimasti gli stessi agli Esteri (Jean-Noël Barrot), agli Interni Retailleau, alla Giustizia (Gérald Darmanin), con il ritorno di vecchie conoscenze come l’ex ministro dell’Economia (per 7 anni) spuntato alla Difesa. E poi anche due ex premier come Elisabeth Borne e Manuel Valls. Lecornu aveva lanciato un appello ai suoi ministri chiedendo loro di essere “negoziatori e di trovare compromessi con tutti i parlamentari”. Una richiesta, quella del premier, segnata dal fatto che è privo della maggioranza all’Assemblea nazionale e minacciato di censura dall’opposizione. Fonti vicine a Lecornu avevano sfidato il Parlamento parlando anche di “rinnovamento, dato che dei ministri nominati oggi, un terzo” di loro “non apparteneva al governo precedente”.

“La scelta di questo governo identico al precedente, condito dall’uomo che ha portato la Francia alla bancarotta, è patetica”, ha dichiarato la leader del partito di estrema destra Marine Le Pen, alludendo proprio a Le Maire. Dall’altra parte il leader dei deputati socialisti Boris Vallaud aveva denunciato l’”ostinazione” dei macronisti che “ogni giorno immergono un po’ di più il Paese nel caos”. Quello scivolamento, oggi, ha fatto un ulteriore passo avanti.

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