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Per Tajani ‘quello che dice il diritto è importante ma fino a un certo punto’. Cioè quale?

L’avversione al diritto internazionale manifestata da Tajani colle sue frasi sibilline significa anche negazione di ogni ordinamento giuridico internazionale
Per Tajani ‘quello che dice il diritto è importante ma fino a un certo punto’. Cioè quale?
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Una delle precipue e per loro in certo senso utili caratteristiche dell’attuale classe dirigente italiana è senza dubbio l’essere svergognati, nel senso di assenza evidente del pur minimo senso del pudore. Un’altra è il semianalfabetismo, un’altra ancora la smodata avidità personale, una quarta, quella probabilmente decisiva, è la servile disponibilità a soddisfare le richieste dei poteri di qualsivoglia natura. Il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, primeggia senz’altro in quest’ultima.

Le recenti esternazioni di Tajani sulla funzione del diritto marcano invece un vero e proprio exploit nel primo dei quattro settori indicati. Commentando l’ennesimo crimine internazionale nonché atto di pirateria israeliano, consistente nell’arrembaggio alla Sumud Flotilla e nel sequestro dei suoi circa 400 membri dell’equipaggio, impegnati nella sacrosanta missione del soccorso umanitario alla popolazione gazawi e nella violazione dell’illecito e criminale blocco marittimo funzionale al genocidio di detta popolazione, Tajani ha infatti testualmente detto, intervenendo nel salottino filogovernativo di Porta a Porta: “Il diritto è stato violato … Ma il diritto è importante fino a un certo punto“. Poche parole, ma davvero rivoluzionarie ed epocali.

Se il giurista tedesco von Kirchmann (Die Wertlosigkeit der Jurisprudenz als Wissenschaft, 1848) passò alla storia per aver enunciato la ben nota teoria secondo la quale basta una parola del legislatore per mandare al macero intere biblioteche giuridiche, Tajani è ben oltre. Bastano infatti due sue frasette pronunciate alla presenza del Gran Ciambellano dell’italica insensatezza Bruno Vespa, che poche sere prima si era permesso di svillaneggiare in diretta il bravo pilota di una precedente Flotilla, Tony La Piccirella, per mandare al macero non solo decine di migliaia di testi giuridici scritti in numerose lingue, migliaia e migliaia di trattati, migliaia di risoluzioni di organizzazioni internazionali e in fin dei conti tutte le Nazioni Unite, specie le sue odiate appendici giudiziarie (Corte internazionale di giustizia e Corte penale internazionale in primis), ecc.

Interessante sarebbe cercare di capire, approfondendo la criptica logica tajanesca, quale sia il punto oltre il quale il diritto internazionale, pur così importante fino a quel punto, non è più importante. Azzardiamo un’ipotesi: il punto in questione coincide con il momento nel quale il signore e padrone della politica estera italiana e quindi il dominus incontrastato dello stesso Tajani e di tutto il Ministero degli Esteri decide quale sia la via da seguire, infischiandosene ovviamente di ogni regola giuridica. Scendendo nel concreto della fattispecie il momento in cui il diritto internazionale non vale più è quello nel quale Netanyahu, il quale pur essendo un criminale terrorista e genocida è nostro “amico”, decide di violare le regole gettandole nel nulla al pari di oltre sessantamila (ma sicuramente molti di più) palestinesi di Gaza, di cui circa ventimila bambini, massacrati da Israele negli ultimi due anni.

Che Netanyahu debba essere ad ogni costo nostro “amico” lo ha deciso da molto tempo il nostro padrone e cioè il governo degli Stati Uniti d’America. Quindi tanti saluti al diritto, che in fin dei conti è una costruzione astratta e arida che nulla conta di fronte all’autentico sentimento dell’amicizia. Tanto radicato nei cuori italici che ad esso si appella, nella scena iniziale del “ Padrino”, don Vito Corleone, rimproverando l’imprenditore di successo che è ricorso ai suoi servigi dopo aver constatato il fallimento della giustizia statunitense, incapace di punire adeguatamente i due giovinastri che avevano stuprato e malmenato la figlia. Ma almeno quell’amicizia di tipo mafioso aveva un suo senso, per quanto perverso, mentre quella di Tajani nei confronti di Netanyahu è pura sottomissione, che implica quindi necessariamente la complicità nei crimini atroci di Israele, a partire dal genocidio in corso (firmate la denuncia alla Corte penale internazionale su www.giuristiavvocatiperlapalestina.org).

Ma l’avversione al diritto internazionale manifestata da Tajani colle sue frasi sibilline significa anche negazione di ogni ordinamento giuridico internazionale e quindi della possibilità di trovare soluzioni consensuali e razionali ai gravi problemi che affliggono l’umanità, tra i quali prioritario quello della guerra mondiale che si avvicina a grandi passi. Una vera sciagura per noi tutti e più ancora per le generazioni future (se mai ci saranno) si conferma quindi questa classe dirigente che del resto continua a restare il potere solo grazie alla palese incapacità e inadeguatezza di coloro che si ripromettono di sostituirla. Ma la poderosa forza popolare che si sta esprimendo in questi giorni in Italia lascia tutto sommato sperare bene per il futuro.

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