L’esito delle elezioni regionali nelle Marche, con la sconfitta del candidato di centrosinistra Matteo Ricci, apre un dibattito interno sulla strategia elettorale del campo largo e del Pd, già funestato dai malumori tra la segretaria Elly Schlein e i riformisti centristi dem. A fare un’analisi approfondita è stato il giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo, intervenuto questa mattina a Omnibus, su La7.
Secondo Lillo, il problema risiede fondamentalmente nella scelta del candidato. “Io sono d’accordo con la linea Schlein – spiega il giornalista – oggi non si vince al centro, ne abbiamo tantissime dimostrazioni e ne avremo sempre di più nelle prossime tornate elettorali in Europa. Ma il problema è che se tu vuoi consolidare davvero lo zoccolo duro del tuo elettorato, magari andando a riprenderti quel 50% di astensione che è un’enormità, devi scegliere il candidato giusto“.
Lillo sottolinea come la figura di Ricci, pur riconosciuta come valida, non fosse adatta a intercettare l’astensionismo e a mobilitare il consenso necessario: “Proprio qui a Omnibus noi ci interrogammo se Ricci fosse il candidato giusto per fare questa operazione che dice la Schlein. Fermo restando che concordo con la linea del Pd e dei 5 Stelle sul riconoscimento dello Stato della Palestina, ma per vincere alle regionali non basta questo: ci sono anche altri temi identitari per una coalizione di sinistra“.
Tra i fattori che hanno penalizzato Ricci, Lillo cita il passato renziano del candidato e le vicende giudiziarie: “Io ritengo Ricci una persona di valore, ma non era assolutamente il candidato giusto per andare a sfondare il grande astensionismo per una serie di ragioni. Innanzitutto, è stato un renziano, anche con posizioni molto forti, fino a un certo momento. E c’è un altro elefantino nella stanza: il Pd ha sempre sostenuto che chi veniva eletto all’Europarlamento doveva restare lì fino alla fine del mandato… ma che va a candidare un europarlamentare come Ricci, che adesso riprenderà il suo bagaglio e tornerà giustamente a Strasburgo. In più, Ricci era indagato per reati anche importanti. Spero per lui che riesca a dimostrare che non c’entra nulla e che ne esca. Il garantismo è garantito a tutti, però forse andava scelto un candidato migliore”.
Sul ruolo del M5s, Lillo chiarisce: “Conte? Lui nell’ambito di un’alleanza scacchiera che coinvolgeva altre regioni ha dovuto digerire questa scelta di Ricci. Il M5s nelle Marche ha perso, ma non poteva che perdere sulla carta con quel candidato e in questa situazione”.
Quando il conduttore Gerardo Greco suggerisce che Giuseppe Conte possa destabilizzare il campo largo rispetto a Elly Schlein, Lillo risponde con fermezza: “Non sono d’accordo. Conte ha digerito i sassi per mantenere unito questo campo largo. E Ricci per l’elettorato dei 5 Stelle è stato un sasso. Ricci ha recuperato i voti di centro, prendendo quelli degli ex renziani e calendiani. E infatti – conclude – la sua lista non è andata male. Anche il Pd non ha perso tantissimo. Cosa vedo io, invece? L’astensionismo. Ricci non riesce a sfondare quel 50%, che era 40% alle precedenti elezioni, di persone che non vanno a votare”.