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Affaire Sangiuliano-Boccia, l’imprenditrice verso il processo per stalking aggravato, lesioni, diffamazione e altri reati

Nel procedimento, coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalle sostitute Giulia Guccione e Barbara Trotta, risultano parti offese Sangiuliano, la moglie e l'ex capo di gabinetto del dicastero, Francesco Gilioli
Affaire Sangiuliano-Boccia, l’imprenditrice verso il processo per stalking aggravato, lesioni, diffamazione e altri reati
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Stalking aggravato, lesioni, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e false dichiarazioni nel curriculum in relazione all’organizzazione di alcuni eventi. Sono i reati, contestati dai pm di Roma, all’imprenditrice Maria Rosaria Boccia per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio. Boccia, al centro di un affaire culminato con le dimissioni dell’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, era stata indagata dopo l’esposto di Sangiuliano arrivato poche settimane dopo il caso esploso intorno alla mancata nomina dell’imprenditrice a consigliera del Mic. Nel procedimento, coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalle sostitute Giulia Guccione e Barbara Trotta, risultano parti offese Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto del dicastero, Francesco Gilioli.

Il terremoto costato la poltrona all’attuale corrispondente da Parigi per la Rai aveva portato Sangiuliano sotto indagine per le accuse di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio. Filone questo poi archiviato. Nel capo di imputazione relativo allo stalking a carico dell’imprenditrice, quando erano state chiuse le indagini lo scorso luglio, i pm scrivevano che “con condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale rivolte verso Sangiuliano – con cui intratteneva una relazione affettiva extraconiugale e anche successivamente alla definitiva rottura dei rapporti – cagionava nello stesso un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi, modo tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, inducendolo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale”.

Boccia, si leggeva nell’atto, “chiedeva dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del Ministro, al fine di giustificare la presenza quotidiana presso gli Uffici ministeriali, contestualmente ponendo in essere azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento, ed avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff”. Secondo i pm, l’imprenditrice “effettuava plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare, utilizzato dal Sangiuliano anche per i contatti istituzionali, per ispezionarlo, anche pretendendo la consegna di password o comunque lo sblocco delle applicazioni o, in alternativa, di consentirle indiscriminato accesso da remoto” e “imponeva all’allora ministro, quantomeno a partire dal’11 giugno del 2024, di non portare la fede nuziale e, infine, sottraendola”.

Venivano poi elencati una serie di episodi ‘vessatori’. “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”‘. Il messaggio è stato pubblicato dall’imprenditrice su Instagram nell’agosto del 2024 e per gli inquirenti è “a titolo punitivo” nei confronti dell’ex ministro per essere egli “stato in visita istituzionale in Egitto con la moglie”. L’imprenditrice “imponeva all’uomo di dormire fuori casa alloggiando da solo in un b&b a Roma scegliendo cosa dovesse mangiare, costringendolo a mentire alla coniuge, alla quale doveva dire che si sarebbe recato a Napoli”. Il 3 agosto dell’anno scorso “dopo che il giorno precedente lui si era rifiutato di firmare un patto di riservatezza come da lei richiesto e di venire a trovarla a Napoli per parlare, pubblicava delle foto di Sangiuliano al mare a Positano in costume e di loro due al concerto dei Coldplay allo stadio Olimpico di Roma senza il suo consenso e gli diceva che le avrebbe tolte se lui fosse venuto a Napoli, imponendogli tempistiche e modalità del viaggio”. E ancora: l’8 agosto “faceva credere al Sangiuliano di avere avuto un malessere legato alla gravidanza – mai esistita – e di essere andata per una visita clinica al Policlinico Gemelli di Roma, ove tuttavia non si è mai recata”. Infine il reato di di lesioni aggravate è legato a quanto avvenuto a Sanremo la notte tra il 16 e il 17 luglio quando Boccia, secondo la denuncia, avrebbe colpito Sangiuliano ferendolo alla testa. Una ferita poi immortalata dallo stesso ex ministro in una foto.

“Ci costituiremo parte civile. È questo il primo momento giudiziario che conferma la verità di Gennaro Sangiuliano. Siamo certi che il prosieguo giudiziario confermerà tutte le ipotesi accusatorie formulate dalla Procura” dicono all’Adnkronos gli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe, legali dell’ex ministro.

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