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Il vero errore della sinistra italiana è stato creare il Pd

Sulle grandi questioni internazionali, dalla guerra in Ucraina al genocidio di Gaza, il partito fatica a delineare posizioni nette e popolari. Ma il problema non nasce dall’attualità
Il vero errore della sinistra italiana è stato creare il Pd
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Il Partito Democratico vive una fase di evidente incertezza. Sulle grandi questioni internazionali, dalla guerra in Ucraina al genocidio di Gaza, il partito fatica a delineare posizioni nette, comprensibili e popolari. Sul conflitto russo-ucraino la linea appare sovrapponibile a quella del governo, mentre sull’operato di Israele la segreteria viene giudicata troppo tiepida da iscritti e simpatizzanti. Il rischio è quello di perdere consenso, soprattutto tra i giovani e l’elettorato più a sinistra, che chiedono prese di posizione più coraggiose, come la sospensione dei rapporti economici e diplomatici con Tel Aviv.

Ma il problema non nasce solo dall’attualità. È figlio di una lunga storia che attraversa la sinistra italiana dagli anni 70 in poi. Il compromesso storico tra PCI e DC portò conquiste decisive – dal Servizio sanitario nazionale alla riforma psichiatrica – ma la sua fine, complice anche l’assassinio di Moro, aprì la strada al centrismo del pentapartito, all’accelerazione del malaffare e alla fine della Prima Repubblica, a causa dell’inchiesta di Mani Pulite e, aspetto ancora più importante, all’implosione dell’Urss. Quel crollo travolse anche il PCI, che cambiò nome e pelle più volte, fino a confluire nel Partito Democratico.

Un passaggio che fu un grave errore: abbandonare il riferimento esplicito alla sinistra, americanizzarsi imitando un “Democratic Party” che negli Usa è poco più di un comitato elettorale, e tentare di cancellare decenni di contrapposizione con la DC.

L’unico momento realmente vitale del Pd fu sotto Matteo Renzi. Il suo governo ha incarnato l’ambiguità del partito: riforme centriste come il Jobs Act e altre più vicine alla sensibilità progressista, come la legge Cirinnà sulle unioni civili tra omosessuali e lesbiche o la riforma Madia della Pubblica Amministrazione. Ma l’azzardo del referendum costituzionale, vissuto come una sfida personale, si è trasformato in un clamoroso autogol politico.

A peggiorare le cose, la scissione degli ex PCI guidati da Bersani, un gesto che ha tolto al partito energie e leadership preziose, rompendo una tradizione che aveva sempre visto i comunisti restare dentro il partito anche quando in minoranza.

Ovviamente, sarebbe utile approfondire molti altri passaggi storici, come ad esempio la leadership disastrosa di Massimo D’Alema, che a sinistra verrà principalmente ricordato per avere avallato il bombardamento di Belgrado. In ogni modo, il vero momento critico della storia della sinistra fu la decisione di creare il Pd con la parte più progressista della ex DC. Due partiti, uno cristiano e più centrista e l’altro nettamente a sinistra, avrebbero raccolto più consenso e, forse, tracciare un percorso politico diverso, più riformista e radicale allo stesso tempo.

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