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Pace fatta tra Erdogan e Trump in nome degli affari: il presidente americano sblocca la vendita dei jet F35 alla Turchia

L'affare era saltato anni fa perchè Ankara aveva acquistato il sistema russo di difesa missilistica, indisponendo Washington. Sul fronte interno, il governo bombarda i curdi siriani che si rifiutano di confluire nel nuovo esercito di Sharaa, passato da Al Qaeda alla presidenza della Siria
Pace fatta tra Erdogan e Trump in nome degli affari: il presidente americano sblocca la vendita dei jet F35 alla Turchia
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Nell’incontro bilaterale con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York, l’autocrate turco Recep Tayyip Erdogan ha incassato oltre che gli ampollosi complimenti del tycoon lo sblocco delle commesse di F35 che vennero congelate quando 5 anni fa la Turchia – membro Nato – comprò il sistema di difesa anti missile russo. Una decisione che fece infuriare gli Usa che, di conseguenza, ne bloccarono la vendita. E ora, forte del ritrovato sostegno della Casa Bianca grazie anche e soprattutto alla stessa visione “ trumpiana” della azione politica come strumento per zittire e perseguire gli oppositori politici, il sultano prosegue nella sua opera di annichilimento dei pochi media indipendenti rimasti mentre fa intensificare i bombardamenti aerei sulla zona siriana a maggioranza curda ( Rojava).

È infatti in corso una nuova ondata di arresti non solo di politici e di attivisti social, ma anche di manager di aziende ed emittenti televisive. È stata commissariata la CanHolding, finite sotto sequestro le Tv indipendenti ShowTV e Habertürk e sono stati inoltre spiccati mandati di cattura per 10 dirigenti quali Mehmet Şakir Can, Kemal Can e Kenan Tekdag accusati di costituzione di organizzazione criminale, contrabbando, frode e riciclaggio di denaro. Questa stretta ulteriore sui media indipendenti è funzionale anche a impedire che la società civile turca conosca i dettagli di ciò che sta accadendo in Siria, dopo la tanto sbandierata “pace” tra la coalizione di governo turca e il Pkk di Ocalan.

È iniziata la resa dei conti tra il governo ad interim siriano del presidente Ahmad Sharaa – sostenuto dalla Turchia- e le Forze Democratiche Siriane ( Sdf) a guida curda perchè si sono rifiutate di sciogliersi e confluire nelle fila dell’esercito siriano nazionale ( Sna). L’aviazione turca sta infatti bombardando la diga di Tishrin ed effettuando voli intensivi lungo il confine per aiutare l’Sna assieme a Hayʼat Taḥrīr al-Shām ( Hts, la formazione armata islamista ex al Qaeda guidata fino alla deposizione di Assad dall’attuale presidente ad interim Ahmad Sharaa) a penetrare in profondità nel Rojava curdo. Gruppi affiliati a HTS e allo Stato turco stanno già attaccando le forze delle SDF nei pressi del villaggio di Jabal al-Qashla, sempre nella regione di Tishrin.

Il presidente Erdogan ha incontrato nuovamente il leader siriano Ahmad al-Sharaa il 24 settembre a Palazzo di Vetro, sollecitando il pieno rispetto da parte delle Forze Democratiche Siriane (Sdf) a guida curda di un accordo che le integrerebbe nelle istituzioni statali. Secondo la Direzione delle Comunicazioni, l’incontro presso la Turkish House, la missione diplomatica della Turchia a Manhattan, si è concentrato sui rapporti bilaterali con la Siria e su questioni regionali più ampie. Hanno partecipato anche il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaibani e il capo dell’intelligence turca İbrahim Kalın.

Erdogan ha affermato che la Turchia sta monitorando attentamente gli sviluppi in Siria e continuerà ad aumentare il suo sostegno a Sharaa. Ha chiesto la revoca di tutte le sanzioni contro la Siria e ha espresso sostegno a iniziative che “rispettano la sovranità e l’integrità territoriale del Paese”. Un accordo annunciato il 10 marzo scorso sottolinea l’integrità territoriale della Siria, inserendo al contempo le Forze Democratiche Siriane ( Sdf) a guida curda nell’esercito. Nell’ambito dell’iniziativa governativa “Türkiye senza terrorismo”, il PKK ha prima dichiarato un cessate il fuoco, poi ha annunciato la decisione di sciogliersi e disarmarsi. Il PKK è considerata un’organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e Unione Europea. Ankara afferma che il suo disarmo deve comprendere anche la milizia curdo siriana Ypg a capo dell’Sdf, che considera la propaggine siriana del PKK. I funzionari turchi hanno ripetutamente invitato le Sdf a rispettare l’accordo per integrarsi nel nuovo esercito siriano. Ma queste hanno invece risposto di essere contrarie e pronte a combattere contro l’esercito di Sharaa e di Erdogan.

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