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Il missionario comboniano partecipa alla protesta della rete "Preti contro genocidio". "Il governo italiano continua a commerciare armi con Israele"
“Siamo in piazza perché oggi quello che mi preoccupa è il silenzio delle comunità cristiane, l’indifferenza. Oggi è crollato il diritto internazionale, ognuno fa quel che vuole. E chi ne paga le spese è il popolo palestinese massacrato. Anche noi come Chiesa dovevamo dare un segnale”. C’è anche Padre Alex Zanotelli tra coloro che hanno aderito alla rete “Preti contro il genocidio” a Gaza, che insieme a un centinaio di preti, sacerdoti e frati si è mobilitato con una iniziativa tra le strade della Capitale, per un corteo di preghiera che è partito dalla chiesa di S. Andrea della Valle ed è arrivato fino ai palazzi del potere, di fronte a Montecitorio, con canti, preghiere e cartelli.
Più di mille quelli che hanno sottoscritto la piattaforma. Tra coloro che sono scesi in piazza in molti chiedevano una “pace disarmata e disarmante” e “Stop alle bombe”. Mentre spiccava il cartello “Christ dead in Gaza”, “Cristo è morto a Gaza”. Il missionario comboniano, che indossava la kefiah, ha attaccato l’indifferenza e la complicità dei governi, compreso quello italiano: “Mi vergogno del nostro esecutivo. Meloni non dice una parola e continua a commerciare armi con Israele. Il governo italiano è complice di questo genocidio“.
Rispetto alla posizione della Santa Sede, invece, Zanotelli evita polemiche, dopo che era stato lo stesso papa Leone XIV a prendere le distanza dalla parola ‘genocidio’, utilizzata invece dalla Rete, oltre che confermata da una commissione indipendente Onu: “Non c’è alcuna contrapposizione tra noi, sono convinto che bisogna partire dal basso. C’è troppo silenzio tra le comunità cristiane. Siamo qui a perorare il grido di un popolo che viene ogni giorno massacrato. Venga ascoltato altrimenti da una parte ci sarà il suicidio di Israele e dell’Occidente. Noi vogliamo soltanto esprimere il nostro dolore. Il massacro di Gaza deve finire”.