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Tre operai morti nell’esplosione di un impianto di rifiuti a Marcianise

L'incidente durante dei lavori di manutenzione agli impianti dell’azienda Ecopartenope, nel paese in provincia di Caserta: le vittime sbalzate in aria dall'onda d'urto
Tre operai morti nell’esplosione di un impianto di rifiuti a Marcianise
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Uno scoppio improvviso, i corpi sbalzati in aria a metri di distanza. È successo tutto in un attimo, attorno alle 15, all’Ecopartenope di Marcianise, in provincia di Caserta. L’esplosione squarcia un silos in manutenzione e stronca la vita di tre operai e ne ferisce altri due, tutti impegnati nei lavori. A nulla è servito l’intervento dei soccorritori: l’ultima strage sul lavoro si era ormai consumata.

In tre hanno perso la vita e si è temuto a lungo per una quarta persona, data per dispersa, ma la notizia è stata poi smentita. Tutti gli operai coinvolti stavano lavorando in un capannone dell’azienda che si occupa di ritiro, trasporto e stoccaggio di rifiuti speciali, finalizzato al riciclo, quando il silos è saltato per aria.

Adesso bisognerà capire perché, ancora una volta, tre persone – non si sa ancora se dipendenti della Ecopartenope o della ditta addetta ai lavori di manutenzione – sono morti mentre stavano svolgendo il proprio lavoro. Le prime attività di indagine sono affidate alla polizia e, a quanto si apprende, in passato quel serbatoio di oli esausti era stato chiuso per miasmi e irregolarità.

In particolare, nel 2018, l‘allora sindaco Antonello Velardi dispose lo stop alle attività per “anomalie gravissime” dopo due relazioni di Arpac e vigili del fuoco. Secondo quanto scrive Il Mattino, i proprietari della ditta sono imprenditori napoletani che l’hanno acquisita di recente. Due anni fa l’azienda ebbe di nuovo problemi giudiziari, ma ne è uscita pulita ed è stata poi venduta.

“Un’altra tragedia intollerabile, di proporzioni enormi, che colpisce il mondo del lavoro nel nostro territorio”, hanno scritto in una nota la Cgil Caserta, Napoli e Campania sottolineano che “non si tratta di fatalità” ma del “fallimento di un sistema di fare impresa che uccide e che continua a non garantire la sicurezza” degli operai. “Morire di lavoro – concludono – è una vergogna nazionale. Ora basta”.

“Ogni morto sul lavoro – dice invece la segretaria nazionale della Uil Ivana Veronese – è una sconfitta dello Stato, delle istituzioni e delle imprese. Non possiamo accettare un sistema in cui la vita umana è messa a rischio da anni di precarizzazione, di contratti pirata, di manutenzioni al risparmio, di appalti e sub appalti, di controlli insufficienti e di una politica che, quando si tratta di salute e sicurezza, parla troppo e agisce troppo poco”. Il sindacato chiede quindi un “piano nazionale straordinario per la sicurezza sul lavoro, con risorse adeguate, ispettori competenti, sanzioni efficaci e formazione obbligatoria”.

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