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Altro che ‘campo largo’: il nuovo stadio di San Siro rischia di essere il camposanto della sinistra

Uno degli obiettivi dichiarati è quello di poter attrezzare postazioni Vip, dove alle partite più importanti si dovranno pagare biglietti da centinaia di euro
Altro che ‘campo largo’: il nuovo stadio di San Siro rischia di essere il camposanto della sinistra
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Con una scelta di plastica (in)differenza, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha fatto sapere che sarà a Parigi per la tournée della Filarmonica della Scala nel fine settimana dei cortei di protesta contro la chiusura del centro sociale del Leoncavallo, manifestazioni di piazza milanesi alle quali pure partecipa pressoché al completo la stessa maggioranza politica che sostiene Sala.

La gita francese al seguito del Teatro orgoglio della Milano Plus per soli ricchi muove dal ‘dovere’ rispettabilissimo di seguire un concerto della formazione scaligera diretta dal Maestro Riccardo Chailly alla Philharmonie de Paris, nella Cité de la Musique, con le solite arie celeberrime di Verdi e di Rossini, puro intrattenimento borghese vecchio stampo da appena 165 euro a poltrona.

Con altrettanto plastica (in)differenza, Sala ha fatto sapere che si rimetterà comunque alle decisioni del Consiglio comunale sul nuovo piano per la distruzione dello Stadio Meazza di San Siro e la cementificazione dell’area circostante con la scusa di fare la nuova arena per Inter e Milan. Come se non bastasse il danno, è stata annunciata anche la beffa di uno sconticino che il Comune riconoscerà ai nuovi costruttori, di 36 milioni di euro, perché riserverebbero comunque al verde pubblico ‘profondo’, cioè a terra e non sui muri verticali, di 52mila metri quadrati (metri!!! il che, grossomodo, può far dire che i futuri abitanti potranno portare il cane ad annusare aiuole da 700mila euro al metro quadrato).

E’ giusto che Sala si prenda una pausa per seguire la sua amata Scala a Parigi, così si può guardare bene intorno. In Francia è ormai infuocato lo scontro tra le due anime della sinistra, quella cosiddetta macroniana e riformista – a cui si richiamano anche Sala e un pezzo della sua maggioranza – e la variegata truppa post-marxista e militante: divisi oggi più che mai dall’ipotesi di una nuova tassa sulla ricchezza che persino i socialisti moderati ritengono necessaria. Da questi scontri sulla progressività fiscale, peraltro, nasce la polemica sulla fuga dei patrimoni verso l’Italia, favorita a suo tempo dalla norma ‘pro CR7’ del governo Renzi (il maxi sconto fiscale per gli ultra-ricchi che si trasferiscono nel nostro Paese, finalizzato in primis a far venire Ronaldo a giocare nella Juventus). Quella norma è stata poi una delle leve fondamentali su cui s’è costruita la Milano Plus di questi ultimi anni, nell’assordante silenzio di una certa cultura.

Va sottolineato che San Siro, così com’è oggi, è stato garantito al Comitato Olimpico come sede della cerimonia inaugurale dei Giochi Invernali del 2026, tant’è che il Cio è stato sollecitato a intervenire, perché in nessuna città del mondo sono stati mai demoliti un attimo dopo gli stadi che ricordano appunto anche gli eventi olimpici. Che Milano-Cortina 2026 sia davvero una vergogna di cui subito dimenticarsi lo sostengono in tanti ‘malpancisti’, ma che in qualche modo mostri di pensarla così il Comune è abbastanza ridicolo. Il nuovo San Siro, persino al di là dello scempio culturale ed ecologico, si pone poi come l’ennesima speculazione edilizia ad alto valore aggiunto, l’ultimo tocco del modello della Milano Plus che nemmeno le recenti indagini della magistratura sono riusciti a incrinare.

Il punto più odioso sotto un profilo squisitamente classista è che l’intero progetto del nuovo stadio con il quartiere connesso celebra proprio l’upgrade dell’impianto che fu popolare a una sorta di nuova Scala del calcio. Uno degli obiettivi dichiarati del progetto delle squadre è appunto quello di poter attrezzare salotti e postazioni Vip a dismisura, dove magari alle partite più importanti si dovranno pagare biglietti da centinaia di euro, come alle prime del teatro lirico.

Come ha scritto Massimo Fini sul Fatto del 14 maggio, lo stadio è in fondo il vero simbolo della vecchia Milano, ‘più ancora del Duomo e alla pari solo con i tram’: perciò ‘abbattere San Siro è più che una bestemmia in chiesa’. C’è un unico modo di far digerire scelte di questo genere, e cioè che alla fine nessun costo venga accollato alla collettività, nessun bene comune regalato ai soliti noti. Ma fino a che per tenere in piedi la baracca, alla Scala o allo stadio, sono pure necessari cospicui finanziamenti pubblici ed elargizioni delle grandi banche, ovvero i soldi di chi paga le tasse, non ci si può girare dall’altra parte e fingere di non vedere l’ingiustizia. Perciò, altro che ‘campolargo’, il nuovo campo di San Siro rischia di essere il camposanto della sinistra.

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