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Sondaggio Israele: il 62% non ha più fiducia nel governo Netanyahu. Solo il 18% non vuole un accordo con Hamas

I numeri rispecchiano il sentimento diffuso dopo l'annuncio dell'esecutivo della "necessità" di una nuova operazione militare nella Striscia. Anche i riservisti richiamati dicono che saranno in prima linea ma "il senso della missione è svanito"
Sondaggio Israele: il 62% non ha più fiducia nel governo Netanyahu. Solo il 18% non vuole un accordo con Hamas
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Un sondaggio richiesto dal media Maariv al Lazar Research in collaborazione con Panel4All (margine di errore 4,4%), indica che il 62% degli israeliani ritiene che il governo di Benjamin Netanyahu abbia perso la fiducia della maggioranza della popolazione; solo il 18% è contrario a un accordo che ponga fine al conflitto nella Striscia di Gaza, convinto i militari debbano continuare a combattere contro Hamas. Nel dettaglio, il 46% delle persone intervistate vorrebbe che l’esecutivo firmasse un accordo complessivo che ponga fine alla guerra.

Anche Times of Israel ha sviluppato un sondaggio dal quale emerge che solo il 27% ritiene il governo Netanyahu meritevole del sostegno della maggior parte degli israeliani. I risultati di queste iniziative dei media israeliani non stupiscono: il fronte avverso all’esecutivo appena una settimana fa ha riempito le strade di Gerusalemme e Tel Aviv dopo che il premier ha annunciato la nuova operazione di terra nella parte centrale della Striscia. Circa un milione di persone hanno urlato slogan chiedendo “Stop alla guerra, ostaggi liberi”. Netanyahu ha respinto le critiche accusando i manifestanti di “fare il gioco di Hamas”; per il premier l’unico modo per evitare questa ulteriore battaglia dipende solo dal movimento armato palestinese, e passa dalla liberazione dei 20 ostaggi vivi e dei corpi di coloro che hanno perso la vita nei tunnel degli islamisti, circa 30 persone.

Ma sono proprio le famiglie di coloro che sono stati portati via a forza durante il massacro del 7 ottobre firmato da Hamas, a temere che il nuovo assedio a Gaza possa mettere a rischio la vita dei loro cari e dei soldati che saranno impegnati nella missione. Appena ieri a Rimini, durante il Meeting, Elana Kaminka, madre di Yannai, soldato ucciso il 7 ottobre del 2023, ha portato la sua testimonianza al convegno “Madri per la pace”. Secondo Kaminka il governo di Netanyahu “ha dimostrato molto spesso la mancanza di rispetto per la vita, rispetto per la vita dei palestinesi che vengono uccisi a Gaza, rispetto per la vita degli ostaggi israeliani, rifiutandosi di fare un accordo e facendoli continuare a soffrire, rispetto per la vita dei soldati che vengono uccisi”.

Questo malcontento non è solo dei civili. Lo stesso generale Zamir, comandante dell’Idf, prima di adeguarsi agli ordini dell’esecutivo, ha avvisato il primo ministro che entrare nella parte centrale di Gaza “rischia di far sprofondare Israele in un buco nero”. Oggi il media Haaretz raccoglie il parere dei riservisti richiamati per la nuova fase del conflitto. In molti rispetteranno gli ordini ricevuti, ma concordano sul fatto che “il senso della missione è svanito”.

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