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Regionali in Puglia, il Vietnam del centrosinistra. Fratoianni a Decaro: “Le nostre liste le decidiamo noi”

Dopo l'ultimatum dell'ex sindaco, interviene il segretario di Avs: "Nessuno è insostituibile. Dibattito surreale da chiudere subito in modo dignitoso”
Regionali in Puglia, il Vietnam del centrosinistra. Fratoianni a Decaro: “Le nostre liste le decidiamo noi”
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“Le liste di Avs le decide Avs. Non Antonio Decaro”. Puglia, regione del Vietnam. Inutile girarci attorno: a meno di un colpo di teatro da parte della segreteria Dem – che, pure, a parere di chi scrive apparirebbe alquanto tardiva –, una campagna elettorale che sembrava vinta ancora prima di scendere in campo si è trasformata in una guerra senza quartiere. Anzi, in realtà tutto si svolge in una sola città, Bari, che negli ultimi vent’anni ha monopolizzato la politica pugliese.

Vendola prima, Emiliano poi, Decaro alla fine. E non è un caso se è proprio tra questi tre protagonisti che si sta consumando la battaglia finale. Obiettivo comune: continuare a tenere il controllo politico della Regione alle prossime elezioni. Che non saranno tra chissà quanto: si dovrebbe votare entro il 23 novembre prossimo, alla scadenza legale dell’attuale amministrazione. Candidato naturale alla Presidenza: Antonio Decaro che, una volta scaduto il mandato da sindaco, si era fatto eleggere a Bruxelles per il Pd portando in dota oltre 500mila voti. Peccato che, a rovinargli la festa anticipata, siano stati, e continuino a essere, i suoi fratelli coltelli, o meglio quel padre putativo che l’ha cresciuto politicamente e colui da cui la “rivoluzione” pugliese è partita.

Michele Emiliano e Nichi Vendola vogliono sedere in Consiglio regionale e non hanno alcuna intenzione di fare un passo indietro. L’ex magistrato ieri mattina ha spiegato che la candidatura è un suo diritto e che, dopo aver rifiutato un posto in giunta (della serie: la politica che guarda al futuro) per non essere ingombrante, una sua presenza in Consiglio sarebbe solo un supporto per il neo governatore figlioccio. Una mossa che ha costretto Decaro a intervenire pubblicamente, per la prima volta dall’inizio della querelle: con un post sui social, l’europarlamentare ha dato ieri stesso un ultimatum: o me o loro. Di fatto, una minaccia che raggiunge i vertici del Nazareno: “Non voglio essere ostaggio. Se non ci saranno le condizioni per tornare in Puglia, continuerò a lavorare lì, per la mia terra”. Decaro teme che, trovandosi di fronte in Aula i suoi predecessori, le scelte possano esserne condizionate, soprattutto su temi importanti sui quali potrebbe non mostrarsi in continuità col passato.

“È un dibattito incredibile e surreale da chiudere subito in modo dignitoso”: a soffiare sul fuoco di una questione che è prevalentemente interna al Pd, è Nicola Fratoianni, co-leader di Alleanza Verdi Sinistra, che dalle pagine di Repubblica ribadisce che le proprie liste “le decide Avs. Questa discussione non esiste e nessuno può pensare di esternarla in questi termini. Nessuno all’interno della coalizione può dire, in casa altrui, chi candidare e chi no. Soprattutto se si tratta di una figura importante come Vendola. È ridicolo e inaccettabile”. Fratoianni aggiunge: “Il candidato presidente è il presidente ma non è il sultano. Non fa politica da solo. Indica delle priorità programmatiche e poi si misura con la coalizione”. Poi una stilettata: “Nessuno è insostituibile. Non capisco perché Decaro in questo momento stia dicendo di non essere in grado di governare liberamente, si sta infliggendo un’autopunizione”.

Il rischio, però, è che la punizione peggiore decidano di darla gli elettori alla coalizione di centrosinistra.

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