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Ultimo aggiornamento: 15:59 del 18 Agosto

Rosy Bindi a La7: “A Gaza tutti sanno e vedono in diretta il genocidio in corso, ma nessuno agisce”

“Se continuerà a ricevere armi, Netanyahu non si fermerà”. L'allarme dell'ex ministra sul genocidio a Gaza
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Ospite della trasmissione In Onda, su La7, Rosy Bindi, già ministra della Salute e presidente della Commissione Antimafia, interviene duramente sulla tragedia a Gaza, accusando la comunità internazionale di immobilismo davanti a quella che definisce una tragedia annunciata.
“Di fronte a Gaza c’è una coscienza mondiale che deve chiedere perdono per quello che sta avvenendo”, afferma, sottolineando come, diversamente da quanto accadde durante la Shoah, oggi nessuno può dire di non sapere. “Di Gaza tutti sappiamo che cosa sta accadendo, tutti vedono, tutti sanno in diretta”. Le condanne, le interviste, le dichiarazioni non bastano: secondo Bindi manca una concreta assunzione di responsabilità politica in grado di fermare il progetto di Netanyahu.

L’ex ministra osserva che cresce il numero di voci internazionali che usano il termine “genocidio”, ma rileva che questa consapevolezza non è ancora tradotta in azioni efficaci. “Io temo che andranno avanti, assisteremo a qualcosa di ancora più grave di quello che abbiamo già visto”.

Ammette di aver esitato a lungo prima di usare quel termine: “Ho fatto molta fatica ad accettare di usare la parola genocidio. So bene che questa parola per il popolo ebraico ha un significato particolare”. Ma, di fronte a ciò che sta accadendo, considera doveroso nominarlo: “A questo punto non possiamo non farlo, perché quello a cui stiamo assistendo è davvero contro il senso dell’umanità che ciascuno di noi dovrebbe avere”. E chiama in causa direttamente i governi occidentali, Italia compresa: “Chi ha in mano le decisioni deve prenderle”.

Bindi cita il caso della Germania, che avrebbe sospeso alcune forniture militari a Israele. “Io credo che ci siano molte strade per poter fermare le mani di Netanyahu”, sostiene, indicando l’interruzione del sostegno bellico e diplomatico come via obbligata. Continuare a fornire armi o mantenere rapporti privilegiati significa, per l’ex presidente della Commissione Antimafia, rendersi complici di un crimine in corso. “No, questo non è più ammissibile”, scandisce, ricordando come lo stesso governo israeliano parli apertamente di deportazioni, uccisioni, di uno Stato palestinese che “non esisterà mai”.

Con tono allarmato, Bindi avverte che l’indulgenza internazionale verso il premier israeliano potrebbe avere conseguenze anche più profonde: “L’unica strada è quella di fermare questo criminale che rischia di trasformare anche il sentimento mondiale nei confronti del popolo ebraico”.

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