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“Doualla ha più attenzioni di me? Ha 15 anni e ha vinto i 100 metri. Non c’entra la pelle, è più italiana di tutti noi”: la lezione di Erika Saraceni

Medaglia d'oro nel salto triplo agli Europei U20 di Tampere, ha spento ogni polemica dopo le chiacchiere dei giorni scorsi: "E ora voglio andare a Los Angeles"
“Doualla ha più attenzioni di me? Ha 15 anni e ha vinto i 100 metri. Non c’entra la pelle, è più italiana di tutti noi”: la lezione di Erika Saraceni
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“Doualla è più italiana di tutti noi!”. Erika Saraceni – intervistata dal Corriere della Sera – spegne le polemiche e dà una lezione a chi ha strumentalizzato l’attenzione mediatica di questi giorni per Kelly Doualla. Le due atlete hanno in comune l’oro conquistato agli Europei under 20 di Tampere, in Finlandia, nello stesso giorno: Doualla nei 100 metri, Saraceni nel salto triplo. Medaglie “speciali” a modo loro. Doualla – che ha deciso di rinunciare ai Mondiali di Tokyo dove avrebbe corso la staffetta – perché l’ha vinto nella gara regina e perché ha ancora 15 anni. Saraceni perché ha battuto il record dei campionati che durava da tempo. Nei giorni successivi ci sono però state diverse polemiche sui social: “Perché Saraceni non ha la stessa attenzione di Doualla?”. A rispondere è stata la diretta interessata. “Trovo giusto che Kelly abbia ricevuto grande attenzione mediatica: ha 15 anni e i 100 sono una gara più seguita rispetto al triplo”.

La saltatrice italiana è stata anche intervistata da Repubblica, dove è tornata sullo stesso discorso, rispondendo indirettamente al generale Vannacci che su Facebook aveva insinuato che tutta l’attenzione per Doualla fosse per le sue origini non italiane e per il colore della pelle. “Kelly Doualla si merita più attenzione di me perché fa i 100 metri, la gara regina delle Olimpiadi. Non c’entra il colore della pelle. E poi “la Kelly” ha quindici anni, è così piccola…”, ha ribadito Erika Saraceni.

Saraceni: “Farò l’università per piano B, ma mia priorità è l’atletica”

Campionessa europea U20, Erika Saraceni ha già le idee chiare sul suo futuro: l’atletica ha la priorità, ma vuole un piano B. Motivo per cui si è iscritta in Economia e gestione aziendale alla Cattolica: “L’università da settembre, ma la priorità l’avrà l’atletica. Lo studio non lo mollo: voglio avere un piano B. Il sogno è l’Olimpiade: vorrei andare a Los Angeles 2028, ma non per partecipare. Dovrò seguire il mio percorso di crescita”.

Una famiglia di atleti. Sia la mamma che il papà erano corridori. “Di mio padre ho visto video di qualche gara, quando si trasferì in Abruzzo non ci sono state molte occasioni per conoscersi. Ci ha uniti l’atletica, ho cominciato a chiedergli molti consigli. Mia madre Rosa invece c’è sempre stata, faceva i 400 metri e per un certo periodo è stata mia allenatrice. Durante i Giochi di Tokyo – ero così carica di adrenalina per la vittoria di Jacobs che i 100 metri avrei potuto farli io – dissi a mia madre: ‘Un giorno vedrai tua figlia in tv che salta’. Mi ha cresciuta benissimo, grazie a lei non ho sofferto la separazione. Ha fatto molti sacrifici per me”.

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