Strage di Bologna, Donzelli (FdI): “La verità è nelle sentenze”. Mentre il suo compagno di partito Mollicone nega la matrice fascista
Puntuale da quando la destra è arrivata al governo arriva la polemica politica sulla strage di Bologna, 85 morti e oltre duecento feriti per la bomba messa dai Nar finanziati dalla P2 di Licio Gelli. Due anni fa Marcello De Angelis, allora portavoce del governatore del Lazio, l’anno scorso il deputato FdI Federico Mollicone, firmatario della proposta di istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Quest’anno, ancora con un’intervista alla Stampa, è la volta di Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito della premier. “Chi prova a collegare queste vicende al governo Meloni dimentica che molti del nostro gruppo dirigente all’epoca non avevano neanche l’età per salire a bordo di un treno da soli”, dice riferendosi alle polemiche che quest’anno hanno seguito le commemorazioni per la strage di Bologna. Il 45° anniversario nell’anno in cui sono stati confermati gli ergastoli a Gilberto Cavallini e a Paolo Bellini (ex terrorista di Avanguardia Nazionale), la matrice neofascista e i depistaggi di una parte dei servizi.
“Ci riconosciamo nelle parole di Mattarella (“Spietata matrice eversiva neofascista”, ndr). Ci sono verità sancite nelle aule di giustizia che nessuno vuole disconoscere. Chi prova a collegare queste vicende al governo Meloni dimentica che molti del nostro gruppo dirigente all’epoca non aveva neanche l’età per salire a bordo di un treno da soli” aggiunge l’esponente di FdI. Verità che però nel partito, allo stesso tempo, qualcuno vuole mettere in discussione: “Per contribuire in modo decisivo a questo percorso di verità, riteniamo necessario rilanciare anche la legittimità del Parlamento, in base all’articolo 82 della Costituzione, di approvare una commissione di inchiesta. Tale commissione, come sappiamo, è dotata degli stessi limiti e poteri dell’autorità giudiziaria e potrebbe proseguire l’indagine sui depistaggi, le omissioni e gli elementi ancora non chiari che hanno caratterizzato la storia del terrorismo e delle stragi in Italia, dal dopoguerra alla strage della sinagoga di Roma del 1982 proseguendo l’ottimo lavoro svolto dalla Commissione Moro 2 presieduta dal presidente Pd senatore Giuseppe Fioroni. È un atto dovuto per la storia del nostro Paese e per le generazioni future”, ha dichiarato il 2 agosto proprio lo stesso Mollicone, compagno di partito di Donzelli, che un anno fa parlava di “sentenze” come “un teorema politico per colpire la destra”.
D’altra parte, il negazionismo diffuso in Fratelli d’Italia è emerso in modo evidente dai messaggi privati pubblicati dal cronista del Fatto Giacomo Salvini nel libro Fratelli di chat, uscito lo scorso febbraio. Nel giugno 2019, nella chat Whatsapp dei gruppi parlamentari, l’attuale sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti parlava così della condanna definitiva ai terroristi neri: “Tutti sanno che è una sentenza sbagliata e persistono in nome dell’antifascismo a nascondere la Verità…”. E il 2 agosto 2022, nel 42esimo anniversario della bomba, l’allora capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida – ora ministro dell’Agricoltura – dettava una linea eloquente: “Sulla strage di Bologna vi invito a tenere toni bassi. Se andremo al governo potremo avere l’occasione di far emergere la Verità ma evitiamo accuratamente polemiche”. Per molti meloniani la “Verità” sta nella cosiddetta “pista palestinese“, secondo cui i responsabili dell’attentato sono militanti del Fronte per la liberazione della Palestina: una ricostruzione smentita più volte in sede giudiziaria. Dal punto di vista della destra, la pista palestinese ha il vantaggio di spezzare i legami tra l’attentato e il Movimento sociale italiano (Msi), il partito neofascista della Prima Repubblica di cui Fratelli d’Italia ha raccolto l’eredità politica. Uno dei condannati per la strage, Paolo Bellini, ha infatti dichiarato a processo di essere stato un “infiltrato” per conto di Giorgio Almirante, storico leader dell’Msi. Sulla base di questa circostanza, il portavoce dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, ha detto che “le radici dell’attentato” oggi “figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo“.
La stessa premier Giorgia Meloni è sempre stata reticente a riconoscere la matrice neofascista della bomba alla stazione. Nell’anniversario del 2024, per la prima volta, aveva fatto riferimento alle sentenze che la “attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste“. Quest’anno però si è limitata a parlare di “ferocia” del “terrorismo” e “pagina buia” della storia nazionale, senza riferimenti alla verità giudiziaria. “Condannare la strage di Bologna senza riconoscerne e condannarne la matrice fascista è come condannare il frutto di una pianta velenosa, continuando ad annaffiarne le radici”, ha incalzato Bolognesi. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli, invece, ha scelto di dare grande risalto social alla sua attività istituzionale del 2 agosto: la partecipazione al “duemiladuecentoquarantunesimo anniversario della battaglia di Canne“, la disfatta dell’esercito romano contro i cartaginesi nella seconda guerra punica. Un post letto da molti come ostentazione del rifiuto di commemorare l’attentato di Bologna.
Sulle contestazioni è intervenuto anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che in una intervista a Repubblica dice: “Mi dispiace dirlo ma Bernini (la ministra contestata ha poi parlato di un “comiziaccio”, ndr) ha fatto uno spettacolo dall’inizio alla fine, battibeccando con Bolognesi. È stata una maniera per rubare la scena, per non parlare della verità emersa dalle frasi ed è stato poco rispettoso nei confronti dei famigliari delle vittime oltre che degli italiani. Specie da parte di chi rappresenta le istituzioni. Ho trovato le sue dichiarazioni sopra le righe” ha detto ancora Lepore riferendosi alle parole della ministra Bernini, aggiungendo: “E in generale trovo la destra di governo molto spaventata dal 2 agosto. Ho letto altre dichiarazioni ancora più preoccupanti, che associano al mancato riconoscimento della matrice fascista della strage, penso esigano spiegazioni”. A quali altre dichiarazioni si riferisce? “Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami – prosegue il sindaco di Bologna – ha detto che si impegneranno per fare piena luce sulla strage, per rispetto ai famigliari. Delle due l’una: o non conosce la vicenda giudiziaria, o peggio non è d’accordo. È la classica doppiezza della destra italiana, che vuole lanciare un messaggio a qualcuno, per assicurare che aggiusteranno le cose”.
“Vorrei dire a tutti che per la verità giudiziaria nella Repubblica italiana ci sono i tribunali e le sentenze per vanno accettate. Raccontano una trama eversiva finanziata dalla P2 con il sostegno dei servizi segreti e collegamenti internazionali. Dobbiamo ringraziare i famigliari delle vittime per averle ottenute” prosegue Lepore aggiungendo: “Meloni non cita mai la matrice neofascista. E Bernini sembra prenderne le distanze, parlando di una strage che “i magistrati hanno definito di eversione neofascista”. “Hanno paura della verità, perché significa fare i conti con la strategia della tensione, che ha visto mettere bombe per ricattare lo Stato e cambiare la traiettoria democratica del Paese. Io dal palco ho letto una lunga sequenza di stragi e omicidi che arrivano fino agli anni Novanta, molti fatti devono ancora essere chiariti: ecco perché ci impegneremo, come città, ospitando la sede del Coordinamento delle vittime di tutte le stragi della strategia della tensione e di mafia italiana”.