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Ceto medio addio? Il sondaggio: “Solo il 45% degli italiani sente di rientrarci, il 49% si colloca nella classe medio-bassa”

La rilevazione di Demos per Repubblica evidenzia "un declino sociale significativo e rilevante", commenta il direttore dell'istituto di ricerca Ilvo Diamanti
Ceto medio addio? Il sondaggio: “Solo il 45% degli italiani sente di rientrarci, il 49% si colloca nella classe medio-bassa”
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C’era una volta il ceto medio. Oggi solo il 45% degli italiani si considera appartenente a quella classe sociale. Mentre il 49% si autocolloca nella classe medio-bassa. È quel che emerge da un’indagine di Demos per Repubblica. Nel 2006, vent’anni fa, ben il il 60% della popolazione si definiva ceto medio. Lo scorso anno era il 50%, nel 2019 il 52%. Una parabola discendente che si specchia nella risalita di chi si considera appartenente a una classe sociale bassa o medio-bassa: solo un’altra volta, nel 2010, la percentuale di chi si riconosceva nel ceto medio-basso aveva superato il ceto medio: 47% contro 45%. “Nel nostro Paese è in corso un declino sociale significativo e rilevante“, commenta il direttore dell’istituto di ricerca Ilvo Diamanti. “Nella percezione dei cittadini, il più pesante degli ultimi 10 anni”.

Il sondaggio ha diviso gli intervistati per sesso, classe di età, titolo di studio e categoria professionale, evidenziando una percezione negativa che coinvolge soprattutto le categorie più fragili: donne, disoccupati, operai, persone con un basso titolo di studio. E i giovani, chi tra i 18 e i 30 anni si trova a dover entrare nel mondo del lavoro. Tra questi è il 53% a sentirsi parte del ceto medio-basso, contro il 46% di chi si trova tra i 31 e i 44. Eppure tra gli studenti è solo il 37% a considerarsi di classe bassa o medio-bassa, appena sopra le percentuali che riguardano tecnici, impiegati, dirigenti e funzionari (32%) e lavoratori autonomi (31%).

È tra queste categorie, con l’aggiunta di liberi professionisti e pensionati, che il ceto medio sembra resistere, interessando tra il 48 e il 60% degli intervistati. Considerando invece i risultati dell’indagine per età si nota un solo gruppo, oltre ai più giovani, che si percepisce per lo più facente parte della classe medio-bassa: le persone tra i 45 e i 54. Tra loro solo l’1% si identifica come appartenente alla classe sociale alta o medio-alta, contro il 61% che si definirebbe appartenente al ceto più basso.

Le maggiori differenze di percezione si ritrovano, invece, nell’analisi riguardante il titolo di studio degli intervistati: si autodefinisce appartenente alla classe medio-bassa il 63% di chi ha la licenza media o titolo inferiore, percentuale che scende al 37% tra i diplomati e fino al 28% tra i laureati. Sempre tra chi ha concluso gli studi universitari trova, invece, il maggior numero di persone che si definisce di ceto alto: il 13%.

Diamanti rileva poi un altro cambiamento rispetto al passato: si è interrotta la diretta corrispondenza tra la situazione socio-economica e l’orientamento politico, esclusion fatta per chi “non si colloca”, che spesso si autorappresenta come appartenente ai ceti più bassi. Per il resto, però, appare finita l’epoca dei partiti strettamente connessi allo status dei propri elettori. Memoria di un altro secolo, un altro contesto, quello dei partiti di massa.

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