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Ilva, Urso spinge la ‘vendita spezzatino’: “Genova può essere ceduta da sola”. C’è l’interesse di Marcegaglia

Il ministro ripropone la "autonoma valorizzazione" dello stabilimento ligure con il nuovo bando di gara. Al gruppo interesserebbe perché vicino alla sua acciaieria di Fos-sur-Mèr
Ilva, Urso spinge la ‘vendita spezzatino’: “Genova può essere ceduta da sola”. C’è l’interesse di Marcegaglia
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Il governo va verso la vendita a spezzatino dell’Ilva. E, in vista della riapertura del bando, il ministro Adolfo Urso ventila la possibilità che l’impianto di Genova possa essere messo su piazza da solo. Del resto, a quanto apprende Ilfattoquotidiano.it, non mancano imprenditori interessati, a iniziare da Marcegaglia Steel che già in passato aveva sondato l’acquisto di una parte dell’azienda. La possibilità che il ministero delle Imprese e del Made in Italy decida di scorporare la cessione di Genova dal complesso aziendale, slegando il futuro dello stabilimento ligure da quello pugliese, è emersa durante il question time di Urso alla Camera.

Il ministero ha chiarito che il piano siderurgico nazionale “prevede anche la valorizzazione degli impianti del nord” così da far raggiungere a Ilva le 8 milioni di tonnellate di acciaio prodotte: “Questo obiettivo si può raggiungere con la realizzazione di un quarto forno elettrico a Genova, che si aggiunge ai 3 previsti a Taranto”. A richiederlo da tempo – con un’azione nascosta e a bassa intensità – sono gli acciaieri del Nord. Una mossa che sembra concretizzarsi e cambiare le carte in tavola, anche se nel nuovo bando – fondato sul piano di decarbonizzazione presentato ai sindacati, scritto dal commissario Nicola Quaranta insieme a Boston Consulting – potrebbe affacciarsi un nuovo gruppo internazionale che avrebbe già sondato il terreno.

“La previsione di un forno elettrico a Genova – ha spiegato Urso – consentirà autosufficienza industriale”. E quindi, ecco la parte portante del suo intervento, “costituirà un asset suscettibile anche di autonoma valorizzazione nell’ambito della gara” per la cessione di Ilva, che verrà aggiornata dopo l’eventuale firma dell’accordo di programma con gli enti locali, prevista il 31 luglio se si riuscirà a convincere il sindaco di Taranto Pietro Bitetti ad accettare la nave rigassificatrice.

La traduzione di “autonoma valorizzazione” è presto fatta: lo stabilimento di Genova può essere venduto da solo. Sull’impianto ci sarebbe l’interesse di Marcegaglia che lo sfrutterebbe principalmente per la laminazione dell’acciaio che porterebbe via nave da Fos-sur-Mèr, nelle vicinanze di Marsiglia, dove un anno fa ha rilevato un’acciaieria da Ascometal e sta spingendo sulla verticalizzazione del business.

La holding di famiglia si è spesso affacciata al dossier Ilva. Era nella cordata con ArcelorMittal che vinse la gara impostata da Carlo Calenda ma poi si sfilò vendendo la sua quota alla capofila indiana. Nella gara degli scorsi mesi e che ora verrò riaperta si è invece fatta avanti per rilevare due siti – si parlava proprio di quello genovese di Cornigliano e di Novi Ligure – ma il governo ha poi deciso di andare avanti con la vendita integrale degli impianti. Ora una nuova possibile marcia indietro e il ritorno in campo.

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