Milano, per fare il nuovo stadio ora salta fuori lo spauracchio Europei: “San Siro non ha i requisiti”. Cosa non torna
Oddio, va fatto un nuovo stadio a tutti i costi, altrimenti Milano non potrà ospitare nemmeno una partita degli Europei di calcio 2032, che si disputeranno tra Italia e Turchia. Proprio nei giorni in cui l’inchiesta che ha travolto la giunta Sala e il sistema urbanistico meneghino rischiava di far saltare anche l’affare della vendita di San Siro a Milan e Inter, ecco spuntare fuori lo spauracchio di Euro 2032. Proprio ieri, giovedì, nel giorno in cui si scopriva che il sindaco è tra gli indagati, a Palazzo Marino si è tenuto un vertice tra la Figc, l’Uefa e i due club, con presenti anche il presidente dell’Inter Beppe Marotta e il delegato ufficiale Uefa Michele Uva. Argomento: lo stadio San Siro e gli Europei. In serata, ha cominciato a trapelare una notizia, poi ripresa anche da importanti quotidiani come La Gazzetta dello Sport e Il Giornale: “L’attuale San Siro non ha i requisiti per ospitare le gare di Euro 2032”. Eppure, qualcosa non torna.
Non è un mistero che l’inchiesta dei pm milanesi stia rischiando di rovinare i piani per la costruzione del nuovo impianto al posto dello storico Meazza. Piani che riguardavano diversi attori. Il sindaco Sala sperava (o spera ancora), di portare la delibera sulla vendita dello stadio in giunta lunedì prossimo, approdare in Consiglio comunale con la discussione e chiudere la partita entro il 31 luglio. Il deflagrare dell’inchiesta però ha complicato tutto: davvero un sindaco sotto indagine può vendere un’area storica di Milano e il suo stadio? Milan e Inter pensavano finalmente di aver raggiunto il loro obiettivo: ricevere San Siro e il via libera al nuovo stadio, da costruire dopo le Olimpiadi. Un impianto di proprietà è ad oggi l’unica ragione di vita dei due fondi americani – RedBird e Oaktree – che hanno in mano i due club: senza lo stadio, la loro gestione nel calcio non ha futuro.
E poi c’è la partita degli Europei. Anche la Figc di Gravina sperava di fare del nuovo San Siro il fiore all’occhiello di Euro 2032, la carta vincente per tenere in Italia anche le partite più importanti degli Europei (come la finale), che altrimenti rischiano di finire in Turchia, dove gli stadi moderni Erdogan già li ha costruiti. Ambizioni, come quelle di Inter e Milan, che sono da considerare anche legittime. Ma che si scontrano con il sistema che sta emergendo dall’inchiesta milanese. Insomma, in tanti hanno interesse affinché l’iter del nuovo stadio vada avanti comunque, ad ogni costo, anche con l’indagine in corso e i pm che parlano di potenziale “conflitto di interessi” pure su San Siro. Anche perché l’ultimo ostacolo burocratico è stato rimosso: il Tar ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dal ‘Comitato Sì Meazza‘. I giudici amministrativi hanno dato ragione al Comune, facendo risalire il vincolo dei 70 anni sul secondo anello dello stadio a partire dal 10 novembre 1955. C’è quindi il via libera, di fatto, ma bisogna fare in fretta: il 10 novembre 2025 è alle porte, la vendita va conclusa prima.
Il legame tra San Siro e l’inchiesta
Eppure ciò che sta emergendo dall’inchiesta dovrebbe suggerire al contrario cautela. Nel decreto di perquisizione firmato il 15 luglio dai pm milanesi si parla infatti anche di San Siro e del nuovo stadio: il presunto “conflitto di interessi” di Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione paesaggio che avrebbe agito con la “copertura” dell’assessore Giancarlo Tancredi, avrebbe riguardato, oltre a numerosi progetti immobiliari indicati nelle imputazioni, “anche la vicenda delle opere relative allo stadio Meazza e alle aree limitrofe del quartiere di San Siro“. Il riferimento è ai rapporti tra Marinoni e “la società J+S di Pella“, specializzata anche nella realizzazione di “strutture sportive”. Per tutti e tre è stato chiesto l’arresto: Tancredi (domiciliari), Marinoni e l’architetto Federico Pella. Secondo chi indaga, Maroni e Pella avevano “elaborato le loro ‘strategie‘ sullo stadio in vista di ogni possibile opzione”. Negli anni d’altronde si sono susseguiti diversi progetti, da quello della “Cattedrale” di Populous all’ultima opzione di una collaborazione tra Manica e l’archistar Norman Foster.
Gli Europei per fare lo stadio a tutti i costi
Ecco allora che lo spauracchio degli Europei diventa una leva perfetta per giustificare l’avanti tutta sullo stadio, al di là dell’inchiesta. È un fantasma dai contorni sfumati: secondo le informazioni trapelate, il vertice su San Siro faceva parte di una serie di incontri organizzati dalla Figc per fare il punto su tutti gli impianti italiani. E ad oggi l’unico stadio che soddisferebbe tutti i requisiti sarebbe l’Allianz di Torino. Ma quali siano questi fantomatici requisiti, nessuno lo specifica. Le fonti citati dalle varie testate ci tengono solo a precisare che non basterebbe una ristrutturazione per soddisfare i requisiti, ma è necessario assolutamente un nuovo impianto. Una sottolineatura bizzarra, per vari motivi. Il principale è che il Meazza, seppur vecchio e ad oggi non all’altezza dei migliori stadi europei, è comunque una struttura in grado di ospitare big match di Champions League (la semifinale Inter–Barcellona) e altri grandi eventi.
Cosa non torna nei “requisiti”
Qualcosa davvero non torna. Lo stadio di San Siro è classificato dall’Uefa come di categoria 4. Cioè, ha le caratteristiche per ospitare le finali dei campionati europei di calcio per nazionali e delle due più importanti competizioni Uefa per club. Il documento “UEFA Stadium Infrastructure Regulations – Edition 2025” contiene integralmente i requisiti strutturali che uno stadio deve avere per poter ospitare competizioni Uefa, inclusi gli Europei di calcio: il documento ribadisce che la categoria 4 è la più alta e necessaria per competizioni di alto profilo come gli Europei. Tuttavia, viene accennato all’articolo 2 del regolamento, ogni edizione del torneo Uefa può includere requisiti supplementari nei rispettivi regolamenti. Forse il Meazza non soddisfa questi requisiti supplementari, stabiliti guarda a caso proprio per Euro 2032? Forse questi criteri sono pensati ad hoc per costruire nuovi stadi, ovvero il grande obiettivo di tutto il movimento calcistico italiano e di gran parte della politica? Viene da pensarlo, soprattutto considerando un altro elemento: lo stadio Meazza è considerato idoneo a ospitare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali 2026 e aveva tutti i requisiti necessari per ospitare la finale di Champions League 2027. Qualcuno in questi giorni ha scritto che le è stata tolta perché era vecchio. Non è vero: la finale a Milano è stata tolta perché non c’erano certezze sul futuro dello stadio. Ma, secondo la Uefa, l’impianto così com’è era idoneo per ospitare tra due anni la più importante partita di calcio per club al mondo. Ora invece è improvvisamente diventato uno stadio da buttare.