Inchieste urbanistica a Milano, è indagato anche il sindaco Sala: “Pressioni sull’ex presidente della commissione Paesaggio”
Pure Beppe Sala è sotto inchiesta. C’è anche il nome del sindaco di Milano tra le persone coinvolte nella maxi indagine sull’urbanistica della procura guidata da Marcello Viola: l’aggiunta Tiziana Siciliano e i sostituti Maurizio Clerici, Marina Petruzzella e Paolo Filippini hanno chiesto sei arresti. Le ipotesi di reato, riportate dal Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa, sono due: la prima di false dichiarazioni su qualità proprie o di altre persone ed è relativa all’attestazione di assenza di conflitti d’interesse per Giuseppe Marinoni, nominato presidente della Commissione per il paesaggio del Comune, nonostante il professionista avesse incarichi con costruttori e progettisti. La seconda contestazione a Sala è di induzione indebita a dare o a promettere utilità e riguarda al progetto del ‘Pirellino‘ dell’architetto Stefano Boeri e dell’imprenditore Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima. Secondo l’ipotesi, l’assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi (per il quale sono stati richiesti gli arresti domiciliari) era pressato da Boeri e Catella, visto che il progetto rischiava di ricevere lo stop della commissione di Marinoni. Per questo motivo ha “insistito a sua volta dietro le quinte con Marinoni, riferendogli anche che il sindaco Sala aveva ricevuto le rimostranze di Catella e Boeri affinché si decidesse ad esprimersi favorevolmente, confezionando ad arte e ‘trovando argomenti’ per un parere almeno ‘favorevole condizionato’ per mettersi al riparo dagli attacchi di Catella e Boeri”. Dalla figura di Marinoni, presidente fino ad aprile della Commissione paesaggio del Comune di Milano, emerge la “sua mancanza di indipendenza, ricattabilità e cedevolezza alle pressioni del sindaco, dell’assessore Tancredi, del direttore generale Malangone, di Manfredi Catella e di Stefano Boeri”, scrivono i pm negli atti dell’inchiesta in relazione all’imputazione che vede indagato anche il primo cittadino.
“Allucinante sapere dell’indagine dai giornali” – Per quanto concerne Sala, che solo nelle scorse ore diceva di “non riconoscersi nell’inchiesta dei pm”, interpellato dal Corriere della Sera ha dichiarato: “Trovo allucinante che il sindaco apprenda da un giornale di essere indagato e non dalla Procura. Si tratta di un metodo inaccettabile“. A proposito del Pirellino, il primo cittadino ha replicato: “L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare”. Quanto alla nomina di Marinoni, Sala si è difeso: “La composizione della Commissione Paesaggio viene gestita da un’apposita struttura del Comune che seleziona i profili e decide i componenti. Il rapporto tra sindaco e commissione è praticamente nullo. Aggiungo che non ho mai avuto il numero di Marinoni”. Il sindaco, in ogni caso, comparirà in Consiglio comunale lunedì 21 luglio, per riferire all’aula dopo l’indagine a suo carico. Lo ha comunicato il primo cittadino ai suoi assessori, che durante la riunione di giunta gli hanno espresso la loro solidarietà per l’indagine.
Le carte dell’inchiesta – Negli atti dell’inchiesta si legge inoltre che il “patrocinio deliberato su proposta dell’assessore” Tancredi “e del sindaco” Sala “allo Studio di Marinoni sulle Porte Metropolitane” sarebbe stato, per i pm di Milano, “uno strumento artificioso per raggirare le regole e facilitare l’avvio di un piano di affari occulto, di pianificazione ed attuazione di agglomerati edilizi in ampie aree, intorno a nove nodi periferici, al confine tra la città e i comuni dell’hinterland”. Il capitolo sullo “studio” sui “nodi” è centrale nell’imputazione per falso sulla nomina di Marinoni al vertice della Comissione Paesaggio, di cui risponde anche il primo cittadino. Marinoni, infatti, si legge nelle carte dei pm, “sostenuto dalla delibera di giunta del 12 gennaio 2023, assumeva la posizione di un professionista” che “redigeva un ampio piano urbanistico ad uso e consumo proprio e della rete di finanziatori privati che coinvolgeva e da cui contestualmente riceveva parcelle per predisporne ‘l’attuazione diretta, attraverso accordi di PPP”, ossia partenariato pubblico-privato, “concordati nei contenuti con l’assessore Tancredi”. In realtà, “come attestano gli stessi scambi” di messaggi, la “vera funzione di quel patrocinio era di attrarre e trascinare come partner, in un lucrativo giro di affari, i rappresentanti di gruppi dell’investimento immobiliare“. L’11 maggio del 2024, come si legge negli atti, Marinoni scriveva a Federico Pella, manager della società di ingegneria J+S, per il quale la Procura ha chiesto il carcere: “Riesci a portare un album su Famagosta e uno su porta metropolitana nordvest? lo ho lasciato quelli che avevo a Direttore generale e Sindaco”. Sempre in alcune chat, già di tre anni fa, Marinoni – perquisito da indagato con sequestro dei telefoni a fine dello scorso anno in uno dei filoni di indagine sull’urbanistica – parlava con l’assessore Tancredi di un incontro col sindaco. Il 13 ottobre 2022 scriveva: “Ci vediamo alle 16 oggi dal Sindaco. Io accennerei anche il tema svincoli come aree per fondare nuove centralità”. Negli atti dell’inchiesta i pm sottolineano come nello stesso periodo, tra fine 2021 e inizio 2022, il sindaco Sala nominò Marinoni presidente della Commissione paesaggio (dal 22 dicembre di quattro anni fa fino al 7 gennaio scorso, poi riconfermato fino ad aprile), ma anche Giovanni Oggioni, l’ex dirigente comunale e vicepresidente della stessa Commissione, poi arrestato lo scorso marzo per corruzione, depistaggio e falso. Nello stesso periodo, fine 2021, “veniva nominato dal sindaco Sala, tra gli altri, anche Oggioni e poi Tancredi”. I pm riportano anche una chat tra Marinoni e Tancredi, proprio del 10 gennaio del 2022, nella quale l’assessore scriveva “per il vice non ho particolari indicazioni, ma Oggioni potrebbe essere una buona soluzione”. E Marinoni: “Grazie Giancarlo. Pensavo anche io a Oggioni”.
La destra all’attacco – Già ieri, subito dopo la hanno chiesto sei arresti, il centrodestra aveva chiesto un passo indietro del primo cittadino. Oggi Fdi rilancia: “Sala riferisca oggi in Consiglio comunale”, ha scritto in una nota il capogruppo in Comune Riccardo Truppo. “Non si faccia desiderare. Il tempo del ‘faccio tutto io’ è finito. È ora di dare risposte. Innanzitutto politiche. Giuridicamente ognuno degli indagati avrà tutto il tempo di spiegare la proprio posizione. Ma la politica non aspetti tempo”. E ha concluso: “Dov’è la sinistra milanese sempre pronta a dare lezioni? Che ne sarà dello stadio? Dove troveranno la serenità di condurre Milano nei prossimi mesi innanzi a sfide importanti come le Olimpiadi? È chiaro che le dimissioni di questa giunta siano l’unica seria opzione sul tavolo. Il PD non usi il Sindaco con vaso di coccio”. La Lega, invece, ha chiesto al sindaco di “venire in aula a dare serie spiegazioni poiché è difficile non intravedere almeno una responsabilità politica. Per Samuele Piscina, consigliere comunale e segretario provinciale della Lega nel capoluogo lombardo, “in caso di convalida dell’arresto dell’assessore Tancredi, sarebbe doveroso un passo indietro di tutta la giunta per il bene della città. Un sindaco serio che ama Milano non può permettersi di fare finta di niente come se nulla stia accadendo e la città non sia immobilizza. Si mettano una mano sulla coscienza per il bene dei milanesi”.
M5s: “Hanno votato il Salva Milano” – “Ho fatto la Sindaca e so quanto è difficile dire no a una variante urbanistica o ridurre il consumo di suolo, e quanto è stato faticoso portare Torino a essere l’unica grande città a restituire suolo invece di consumarne. Ma da Milano emerge un quadro inquietante ed è doveroso un passo di lato di Sala. Sentire la destra fare la morale, però, è inaccettabile: non solo hanno smantellato i presidi di giustizia per salvare i colletti bianchi – dall’abuso d’ufficio alle intercettazioni alla nostra spazzacorrotti – ma pochi mesi fa hanno votato la schifezza del Salva Milano insieme al Pd”, dice Chiara Appendino del M5s. “Che a Milano ci fosse una bolla di speculazione edilizia – continua – era evidente, ma a votare la norma c’erano loro e ad opporci dal primo giorno c’eravamo noi. Ora il Salva Milano è fermo al Senato solo perché si sono spaventati, ma non possono cancellare quello che hanno fatto”.