“Cosa fa la Meloni sul caso Trentini?”: l’interrogazione del Pd a Tajani. Le opposizioni: governo riferisca in Aula
Un silenzio che dura da otto mesi, una sola chiamata a metà maggio, una visita consolare auspicata e mai avvenuta. Nel giorno dopo il sit a piazzale Clodio, dall’opposizione arriva un’interrogazione al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sottoscritta dal Partito democratico e depositata dal senatore Andrea Martella per fare luce sul caso di Alberto Trentini, il cooperante veneziano che lavora per l’organizzazione non governativa francese Humanity & Inclusion detenuto a Caracas senza che sia stato reso noto alcun capo di imputazione. Con 45 minuti di aria ogni due giorni e condizioni di detenzione durissime, che mettono a dura prova la tenuta fisica e psicologica dei prigionieri.
Il 15 novembre 2024, si legge nell’interrogazione, Trentini “è stato fermato in uno Stato di confine da forze venezuelane mentre si recava da Caracas a Guasdalito, in missione umanitaria autorizzata. Nonostante fosse munito di un nullaosta ufficiale rilasciato dalle autorità militari venezuelane per operare legalmente nella regione – prosegue il testo – è stato preso in custodia dalla Direzione generale di controspionaggio militare e dal giorno successivo, 16 novembre 2024, non si sono più avute notizie dirette di lui per oltre sei mesi. Ricordiamo che il cooperante soffre di ipertensione e asma, condizioni croniche che richiedono cure regolari”. Martella ricorda inoltre che le sue condizioni di detenzione, che si trova nel carcere Rodeo I, sono “particolarmente critiche e lesive dei diritti umani dei detenuti”. Condizioni che preoccupano la famiglia del cooperante che, per voce di Armanda, la madre di Alberto, hanno chiesto un intervento diretto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Come testimoniato infatti da un cittadino svizzero che è stato detenuto con Trentini a Caracas e poi rilasciato, è stata la presa in carico diretta da parte dell’esecutivo di Berna a determinare le trattative per la liberazione. E per questo Martella chiede di sapere “quali contatti ufficiali siano stati avviati dal ministero degli Affari esteri con le autorità venezuelane, con particolare riferimento alla possibilità di far visitare Trentini da rappresentanti consolari italiani e da un legale di fiducia; se il governo italiano stia valutando il ricorso a forme di mediazione diplomatica multilaterale – anche coinvolgendo Paesi terzi – per ottenere il rilascio del connazionale; quali iniziative intenda adottare per garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie processuali di Trentini, a cominciare dalla formulazione delle accuse, tuttora assente, e dalla possibilità di comunicare regolarmente con familiari, avvocati e rappresentanti della Repubblica Italiana, nonché per garantire il suo immediato rientro in Italia”.
A sollecitare l’intervento diretto della Meloni anche la deputata di Avs Luana Zanella in Aula alla Camera, che chiede le ragioni “dell’impotenza del governo nei confronti del Venezuela” e si appella direttamente alla premier e al governo, ai quali chiede “di venire in Aula e dare conto delle azioni in campo” per il cooperante. “Mi rivolgo – continua Zanella – alla presidente perché ieri la mamma di Alberto si è rivolta alla presidente”. Alla sua voce si aggiunge anche quella del deputato dem Federico Fornaro: chiede “un’informativa del governo”, perché “è necessario uno sforzo, in gioco c’è la vita di un nostro concittadino e così come è accaduto in situazioni analoghe dobbiamo riuscire a riportarlo a casa sano e salvo”. Stessa richiesta anche dal M5S che è intervenuto in assemblea con Gilda Sportiello: “La vicenda riguarda tutto il Paese. Chiediamo quindi un’informativa urgente”. Intanto la Farnesina continua a lavorare per la trattativa, e Alberto aggiunge un altro giorno dietro le sbarre nel Paese di Maduro, dove aleggiano ombre di sospetto anche sulle ong, alle quali da mesi è stata imposta una stretta su donazioni e finanziamenti esteri, affinché questi ultimi non vadano a sostegno di “attività che alterino l’ordine pubblico sul territorio nazionale”. Eppure quella dove lavora Alberto non ha subito restrizione.