Il mondo alla rovescia: un cacciatore alla presidenza di un parco
Il mondo alla rovescia. Non solo per l’Europa che si rimpinza di armi perché un giorno la Russia potrebbe invaderla: sembra una barzelletta ma non lo è. Ci sono anche altri motivi per allargare le braccia e scrollare il capo. Volete che vi dica l’ultimo che mi è stato segnalato? Un cacciatore presidente di un parco. No, non sto scherzando, è proprio così. Il nuovo presidente dell’Ente di gestione delle aree protette del Po piemontese si chiama Alessio Abbinante, quota Fratelli d’Italia, provenienza Alessandria, curriculum: presidente regionale dell’ANUU.
Cos’è l’ANUU? Basta andare in rete: “L’ANUU, Associazione dei Migratoristi Italiani, è stata costituita il 29 marzo 1958 a Bergamo, per lo studio, la tutela e la conservazione delle cacce tradizionali italiane agli uccelli migratori”. Avete capito bene: è una associazione che anziché conservare la fauna conserva i cacciatori. Anche questa sembra una barzelletta, ma non lo è. E probabilmente – dato che è un’associazione lombarda – l’ANUU sarà sicuramente favorevole a quella caccia agli uccelli migratori sui valichi alpini, caccia, rigorosamente vietata e sulla quale si è di recente espresso il Tar Lombardia. Divieto che peraltro questo governo ha già pensato di eliminare per fare l’ennesimo favore alle doppiette: non ci sono parole, o meglio ci sono, ma non è permesso utilizzarle qui.
Ma il fatto che questo signore, che è convinto che occorre sparare agli uccelli anziché tutelarli, diventi presidente di un ente parco (neppure tanto piccolo e poco importante) non è che l’ultima perla di una collana che conta direttori di parchi e presidenti messi lì non già perché amano la Natura, ma per volere della politica (sempre in Piemonte è stato nominato Presidente del Parco Alpi Marittime tale Armando Erbì, direttore di un consorzio turistico). Perché per legge nei consigli direttivi dei parchi (nazionali o regionali che siano) stanno i rappresentanti dei Comuni nei cui confini rientra l’area protetta. E sono questi, insieme ai rappresentanti di nomina ministeriale (nei parchi nazionali), a dettare le regole di gestione nei parchi.
Voi direte che è un sano principio democratico. Ma, mi permetto di remare contro: la Natura è un bene che va salvaguardato al di là degli interessi particolari e i politici invece portano proprio questi interessi particolari, che spesso e volentieri sono incompatibili con la tutela. Un esempio su tutti: lo scandalo della strada che conduce al Colle del Nivolet (nel cuore del Parco Nazionale Gran Paradiso), che in qualsiasi altra nazione alpina sarebbe rigidamente regolamentata e non verrebbe consentito il traffico privato ma solo con navette in tutto il periodo estivo.
Un altro esempio recentissimo? Nelle scorse settimane l’Assessore della Comunità Montana di Valle Camonica e delegato al Parco dell’Adamello, Gian Battista Bernardi (leghista) ha lanciato la proposta di ridimensionare l’area protetta escludendo dalla tutela tutti i territori compresi tra il fondovalle e i 1600 metri di quota, una riduzione di circa 25.000 ettari dagli attuali 51.000, quasi la metà. Tutto sommato una proposta accettabile (!) se confrontata con quella del sedicente Comitato di Liberazione delle Montagne (costituito per celia!) che vorrebbe spostare il limite di tutela a 3.500 metri… Purtroppo, con l’attuale livello culturale – che è ben più basso rispetto all’epoca in cui fu varata la Legge quadro sulle aree protette che è del 1991 – i parchi dovrebbero essere imposti e gestiti da persone competenti non legate a nessun carrozzone politico, persone che abbiano a cuore la conoscenza e la tutela della natura, non del cemento, non delle strade, non degli impianti di risalita. Non della caccia ai migratori.