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Ultimo aggiornamento: 13:26 del 9 Luglio

Piano per spostare i palestinesi a Rafah, Mieli: “È un inizio, non vedo altre idee. Non potrebbero più uscire? Questione di ordine”. Su La7

Mieli commenta positivamente la reclusione di 600mila palestinesi a Rafah. Sconcerto in studio
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“Questa Gaza è ridotta a un cumulo di rovine, quindi bisogna trovare un modo perché 2 milioni e 300 mila palestinesi di Gaza convivano con un inizio di ricostruzione. Questa può essere un’idea, altre voi ne avete?”. Così a In Onda (La7), nello sconcerto generale in studio, Paolo Mieli commenta il piano del ministro della Difesa Israel Katz: costruire sulle macerie di Rafah una “città umanitaria” in cui verrebbero reclusi stabilmente con limitazioni permanenti di movimento circa 600 mila palestinesi sfollati da al-Mawasi, previa procedura di screening di sicurezza. “Una volta dentro, non potranno più uscire”, ha dichiarato Katz alla stampa, aggiungendo di aver incaricato le forze armate israeliane di definire i dettagli del progetto.

“A me inquieta che i palestinesi non potrebbero uscire – replica Aprile – mi dà l’idea di un campo di concentramento“.
“Non potrebbero uscire perché tu devi fare un’isola di ricostruzione dove tutto è ordinato – ribatte Mieli – Non si può ripetere il caos nella distribuzione degli aiuti. Forse è un’idea del piffero, ma alternative ne vedo poche. A parte ripetere ciò che si dice da mesi su Gaza, qual è il piano? Io colgo il primo cenno di una Gaza, in cui si fa la pace, si inizia a ricostruire con la popolazione di Gaza che rimane dentro Gaza. Questo è il segnale che io colgo”.

E ribadisce, mentre la giornalista Giovanna Botteri lo guarda visibilmente sbalordita: “Non ci vedo la creazione di un campo di concentramento. È la prima volta che si accenna a una ricostruzione di Gaza coi palestinesi presenti, sia pure solo a Rafah, sia pure solo con 600 mila. Vedo che voi tutti alzate gli occhi, ma avete un’altra idea?“.
“Smettere di bombardare e riconoscersi vicendevolmente il diritto all’esistenza”, risponde Marianna Aprile.
“Ma è ovvio – rilancia Mieli – smettere di bombardare è la precondizione. Però non è che tu smetti di bombardare e gli ostaggi israeliani rimangono là senza riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele. Questo no”.

“Però c’è un tema che mi colpisce anche nelle tue analisi – osserva Telese – I civili affamati, bombardati e colpiti dalle rappresaglie di Israele non hanno responsabilità della detenzione degli ostaggi. È assurdo dire che la sicurezza dei civili dipenda dal rilascio degli ostaggi: non sono nelle loro mani, non dipende da loro”.
“Credo che Hamas sequestrasse il cibo che entrava attraverso i canali dell’Onu – risponde Mieli – Io penso che ci siano anche, a differenza forse vostra, dei difetti di Hamas”.Una frase che provoca la reazione contrariata dei conduttori e di Botteri.

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