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Bibbiano, cadono quasi tutti le accuse: assoluzioni e prescrizioni per 11 imputati, solo 3 condanne. I legali: “Non ci sono ladri di bambini”

Due anni di pena per Federica Anghinolfi, una delle figure considerate centrali nell'inchiesta dagli inquirenti: la procura aveva chiesto una condanna a 15 anni. I suoi avvocati: "Oggi sappiamo che non esistono demoni contrapposti agli angeli"
Bibbiano, cadono quasi tutti le accuse: assoluzioni e prescrizioni per 11 imputati, solo 3 condanne. I legali: “Non ci sono ladri di bambini”
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Cadono quasi tutte le accuse al processo sul caso Bibbiano. L’inchiesta ribattezzata “Angeli e Demoni” della procura di Reggio Emilia aveva provocato grande clamore, perché ipotizzava un sistema di affidi illeciti di bambini. Oggi la sentenza dei giudici del tribunale ridimensiona largamente il quadro, confutando quasi totalmente l’atto d’accusa della procura: sono, infatti, solo tre le condanne emesse con ben 11 tra assoluzioni e proscioglimenti per prescrizione. Molto bassa anche l’entità delle condanne, tutte con pena sospesa, soprattutto se paragonate alle richieste dei pm: due anni per due capi di imputazione all’ex responsabile dei Servizi sociali della Val d’Enza, Federica Anghinolfi, che gli inquirenti consideravano come una delle figure centrali nell’inchiesta. Per lei la pm Valentina Salvi aveva chiesto 11 anni e sei mesi, più altri tre anni e sei mesi per reati non connessi: quindici anni di richiesta, appena due quelli della condanna.

“Oggi sappiamo che non esistono demoni contrapposti agli angeli, che la nostra assistita non è una ladra di bambini e che non ha mai agito per interessi diversi da quello superiore della tutela dei minori. Questa verità giudiziale ci ripaga degli sforzi compiuti, ma non cancella la distruzione mediatica dell’immagine della nostra assistita né i danni irreparabili e incalcolabili provocati al sistema della tutela dei minori”, dicono i suoi difensori, gli avvocati Oliviero Mazza e Rossella Ognibene. “La condanna riguarda solo un unico aspetto amministrativo ossia la presunta non corretta appostazione di una voce di bilancio per il pagamento di una psicoterapia, condanna che verrà fatta oggetto di appello”, sostengono sempre i legali. I due capi d’imputazione per i quali è stata condannata Anghinolfi, in effetti, riguardano due fattispecie di falso in atto pubblico: in un caso per una questione di rimborsi di rette, nell’altro per una vicenda inerente l’approvazione del bilancio dell’unione dei comuni della Val d’Enza. Anghinolfi è stata assolta per 48 capi d’imputazione con la formula perché il fatto non sussiste, in due casi per non aver commesso il fatto, in tre casi perchè i fatti contestati non costituiscono reato.

Relativamente a otto capi d’imputazione le giudici Sarah Iusto, Michela Caputo e Francesca Piergallini hanno decretato il non doversi procere perché è scattata la prescrizione. Di questa decisione ha beneficiato anche l’assistente sociale Francesco Monopoli, braccio destro di Anghinolfi: per lui la procura aveva chiesto una condanna a undici anni e sei mesi. Oggi è stato condannato solo a un anno e otto mesi per un’altra contestazione di falso in atto pubblico: è accusato di aver stilato una relazione non veritiera in merito alle condizioni di una minore. Monopoli è stato assolto invece per 26 capi d’imputazione. Sono 23, invece, le contestazioni che erano state avanzate per Nadia Bolognini, psicoterapeuta della onlus Hansel&Gretel ed ex moglie di Claudio Foti, principale indagato dell’inchiesta, processato e assolto separatamente. Anche Bolognini è stata assolta da tutte le accuse perché il fatto non sussiste. La stessa formula è stata usata per quasi tutte le assoluzioni degli altri imputati. “Grande soddisfazione. Oggi tramonta la leggenda di Bibbiano. Sei anni di persecuzione e gogna, una caccia alle streghe contro la scienza e contro la cultura della cura dei soggetti deboli. Oggi è stata fatta giustizia. Ci aspettiamo le scuse di chi in questi anni ha urlato e incitato all’odio”, ha detto il suo legale, l’avvocato Luca Bauccio. Cinque mesi è invece la pena decisa dalle giudici per la neuropsichiatra Flaviana Murru: è accusata di rivelazione di segreto per aver riferito ad altri indagati alcune domande che le erano state poste dagli inquirenti durante il suo interrogatorio. Prima della sentenza di oggi il caso Bibbiano aveva portato all’assoluzione in via definitiva dello psicoterapeuta Foti e anche all’uscita di scena di Andrea Carletti, ex sindaco di Bibbiano, prosciolto con la formula perché il fatto non è previsto come reato, in seguito all’abrogazione dell’abuso di ufficio.

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