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Ultimo aggiornamento: 16:45 del 8 Luglio

Fine vita, Coscioni porta il caso di Libera alla Consulta: “Rimuovere gli ostacoli alla sua autodeterminazione”

La donna, 55 anni, non riesce ad assumere il farmaco letale per il suicidio assistito perché non può usare le mani
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“Libera è una donna che si è sottoposta alle verifiche della sentenza Cappato. Possiede tutti i requisiti per procedere con l’aiuto e la morte volontaria ma non può usare più le mani perché è immobile, abbiamo chiesto all’azienda sanitaria un dispositivo che possa azionare in maniera vocale o con la bocca. Lei vorrebbe procedere tramite la via venosa e il macchinario di cui ha bisogno non c’è in Italia e il giudice di Firenze ha rivelato che c’è un ostacolo alla libertà di Libera che si chiama articolo 579 del codice penale”. Lo ha detto Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, a margine dell’udienza della Corte Costituzionale sul caso di Libera, nome di fantasia scelto da una donna di 55 anni, toscana, “completamente immobile” che “non riesce ad assumere il farmaco letale per il suicidio assistito e chiede che sia il medico a somministrarglielo”. La donna ha un medico che può somministrare quel farmaco ma il rischia fino a 15 anni di carcere. “Abbiamo chiesto ai giudici di prevedere con una sentenza di incostituzionalità che per le persone nelle condizioni di Libera non subentri il reato di aiuto al suicidio e sia creata la possibilità, per chi non può somministrarsi il farmaco, che ci possa essere l’eutanasia attiva“. La donna è affetta da sclerosi multipla a decorso progressivo primario. Ha avuto l’ok per l’accesso al suicidio assistito, ma le sue condizioni non le consentono di autosomministrarsi il farmaco letale.

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