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Torino, l’arrestato per l’esplosione del palazzo è ricoverato in ospedale: era rimasto ferito nello scoppio

Secondo gli inquirenti l'uomo - un vigilante quarantenne - voleva distruggere l'appartamento di una donna con cui aveva una relazione. Era stato visto allontanarsi con il volto sanguinante
Torino, l’arrestato per l’esplosione del palazzo è ricoverato in ospedale: era rimasto ferito nello scoppio
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Si trova al momento ricoverato in ospedale Giovanni Zippo, il vigilante quarantenne arrestato per l’esplosione del palazzo a Torino, nel quartiere Lingotto, che lunedì ha ucciso una persona e ne ha ferite altre cinque (tra cui una bimba di sei anni). Secondo gli inquirenti, l’uomo voleva incendiare l’appartamento in cui viveva una donna con cui aveva una relazione, la trentenne Madalina Ionela Hagiu, che in quel momento si trovava all’isola d’Elba con il fidanzato. A perdere la vita è stato invece un completo estraneo, il 33enne Jacopo Peretti, che abitava in un’altra casa sullo stesso pianerottolo. L’attentatore è stato a sua volta investito dalla fiammata e nelle ultime ore, prima di entrare in carcere, è stato sottoposto a un intervento chirurgico al centro Grandi ustionati del Cto (Centro traumatologico ortopedico) del capoluogo piemontese, dove è attualmente piantonato dalla polizia giudiziaria.

Negli istanti successivi all’esplosione, l’uomo era stato visto allontanarsi con il volto sfigurato e sanguinante, ma senza cercare soccorso. La circostanza però non era emersa nelle primissime indagini: in quella situazione, nel panico generale, nessuno ci aveva badato più di tanto. In seguito, gli investigatori hanno ricostruito come il quarantenne fosse entrato nel palazzo in piena notte, portando con sè un sacchetto verde con una bottiglia piena di liquido incendiario. Sabato è stato arrestato dai poliziotti della Squadra mobile torinese, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura, che lo accusa di omicidio e crollo doloso. Oltre alle testimonianze – tra cui quelle dei suoi genitori e di alcuni colleghi – sono state decisive le immagini riprese da alcune telecamere di sorveglianza della zona.

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