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Altri tre morti sul lavoro in un giorno: due operai e un agricoltore. Cgil: “Macigno sulle coscienze”

Altri tre morti sul lavoro in un giorno: due operai e un agricoltore. Cgil: “Macigno sulle coscienze”
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La strage non si ferma: venerdì si sono contati altri tre morti sul lavoro. Ad Atina, nella provincia di Frosinone, un operaio di 58 anni addetto alla realizzazione della nuova rete a fibra ottica lungo via Randolfi ha avuto un malore e si è accasciato. Erano le 10 del mattino. I soccorsi del personale sanitario del 118 di Cassino sono stati inutili. Martedì scorso c’era stato un altro caso analogo, a Giuliano di Roma, dove un operaio edile di 57 anni, Domenico Radici di Pofi, si è accasciato poco dopo essere arrivato sul cantiere sul quale, insieme ai colleghi, doveva lavorare alla ristrutturazione di un immobile.

Sempre venerdì un pensionato ed ex agricoltore, Francesco Di Stefano, è stato trovato morto nel suo podere in contrada Serravalle, a Lentini, nel Siracusano, forse per un infarto dovuto al caldo. Alcuni agricoltori hanno dato l’allarme ai carabinieri e il corpo è stato portato all’obitorio dell’ospedale di Lentini, a disposizione della magistratura.

Più tardi la FLAI Cgil ha fatto sapere che El Khabch Abdelmajid, un lavoratore che tre giorni fa era rimasto coinvolto nella fuoriuscita di esalazioni da un impianto dell’azienda di trasformazione di carcasse e resti di origine animale Salgaim Ecologic di Tezze sul Brenta, ha perso la vita. Fin da subito le sue condizioni erano apparse gravi: era con un collega quando, per recuperare un oggetto, si è esposto verso il serbatoio di liquami respirandone i fumi e rimanendo asfissiato. “Una vita spezzata,- scrive nella nota FLAI Cgil – un’altra, sul posto di lavoro. Un altro nome che si aggiunge a un elenco sempre più insopportabile, sempre più vergognoso. Non servono molte parole. La misura è colma”. “Nel nostro Paese ogni giorno si continua a morire lavorando. Come se fosse inevitabile. Come se fosse normale. Noi diciamo che non è normale. Non è inevitabile. È inaccettabile”.

Per questo la sigla promette di alzare la voce “contro chi opera senza garantire la sicurezza, senza rispettare le norme, senza avere rispetto per la vita umana. Perché non è accettabile voltarsi dall’altra parte. Non è accettabile restare zitti quando c’è chi antepone il massimo profitto, la massima resa davanti alla vita umana. Se ci sono centinaia di morti sul lavoro ogni anno, vuol dire che qualcuno le regole non le sta seguendo. Questa morte peserà come un macigno sulle coscienze, sulle responsabilità, sui silenzi e sulle distrazioni di tanti”.

Il 2024, stando alla relazione annuale dell’Inail presentata giovedì, si è chiuso con 593mila denunce di infortunio e 1.202 morti sul lavoro, uno in più rispetto all’anno prima, con un aumento da 8 a 13 per gli studenti impegnati nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

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