Uccise Manuel Mastrapasqua a coltellate per le cuffiette: 27 anni a Daniele Rezza
Ventisette anni di carcere per aver accoltellato a morte Manuel Mastrapasqua, 31 anni, con l’obiettivo di rapinargli le cuffiette del valore di 15 euro. È questa la sentenza emessa dalla Corte d’assise di Milano nei confronti di Daniele Rezza, fermato poco l’omicidio. I giudici hanno inflitto una pena più alta rispetto alla richiesta della procura che aveva sollecitato una condanna a 20 anni. La vittima fu aggredita in strada a Rozzano lo scorso 11 ottobre – fu trovata agonizzante in strada dai carabinieri – mentre stava rientrando a casa dal lavoro, dopo aver terminato un turno serale.
Fu fatale una coltellata al torace: trasportato in codice rosso all’ospedale Humanitas di Rozzano, era morto poco dopo. La pubblico ministero Letizia Mocciaro aveva chiesto ai giudici della Corte d’Assise di escludere tutte le aggravanti all’imputato (a sinistra nella foto) e di riconoscere le attenuanti generiche all’imputato, 19enne all’epoca dei fatti. I giudici hanno invece escluso una delle tre aggravanti contestate, ossia il nesso teleologico tra l’omicidio e la rapina. E hanno riconosciuto anche all’imputato le attenuanti generiche equivalenti alle restanti due aggravanti, ossia quella dell’aver agito in orario notturno e quella dei motivi abietti e futili.
Durante l’udienza è stato fatto ascoltare un audio in cui Mastrapasqua si lamenta, rantola, chiede aiuto, ma quel messaggio resta nel suo telefono. “È Manuel che muore”, ha affermato l’avvocata Roberta Minotti, legale della famiglia della vittima. Rezza ha ucciso Mastrapasqua con “un’azione fulminea che dura meno di trenta secondi, violenta al punto da spezzare l’auricolare sinistro”, ha spiegato la legale sottolineato che la vittima “non ha reagito, non ne ha avuto nemmeno il tempo”.
“Ventisette anni e li deve fare tutti in carcere – ha detto Angela Brescia, mamma di Manuel Mastrapasqua – So che non sarà così, so che non saranno ventisette anni. Vedremo più avanti. Adesso va bene”. Quanto alla decisione della Corte di aggravare la pena di vent’anni proposta dalla procura, la mamma si è limitata a dire “è stata brava”.