Corruzione a Napoli, condannato a sette anni e sei mesi l’editore e immobiliarista Alfredo Romeo
Sette anni e mezzo circa tra udienza preliminare e processo, sette anni e mezzo di condanna. I dibattimenti per corruzione non sono quasi mai velocissimi, ma se non finiscono in prescrizione possono concludersi con una stangata. Come nel caso dell’immobiliarista ed editore dell’Unità e il Riformista Alfredo Romeo: il Tribunale di Napoli lo ritenuto colpevole, e tra 90 giorni conosceremo le motivazioni. Stessa sorte per il suo collaboratore, l’architetto Ivan Russo, al quale sono stati inflitti quattro anni.
Accolte sostanzialmente, anzi nel caso di Romeo aggravate, le richieste della Procura di Napoli – pm Henry John Woodcock, procuratore Nicola Gratteri – che aveva sollecitato le condanne di Romeo e Russo rispettivamente a sei anni e otto mesi, e a quattro anni e due mesi. Una differenza di trattamento che dipende anche – si presume – dalla concessione delle attenuanti generiche che lo stesso pm aveva chiesto per Russo, e negato per il patron di Romeo Gestioni a causa dei suoi precedenti: una condanna a due anni e sei mesi a Roma per le tangenti al dirigente Consip Marco Gasparri (pende appello), un mazzettone miliardario (in lire) che negli anni della Prima Repubblica l’imprenditore allungò a mister Centomila Alfredo Vito, parlamentare punta di diamante delle preferenze in casa Dc a Napoli. Vicenda penalmente cassata dalla prescrizione in Cassazione.
Questo processo era iniziato il 10 aprile 2018. Ha riguardato una tranche di una mega inchiesta avviata circa dieci anni fa e poi divisa in più tronconi tra Roma (gli appalti Consip affidati a Romeo), e Napoli, dove pende un altro processo con una cinquantina di imputati sugli appalti dell’ospedale Cardarelli. Il rinvio a giudizio immediato di Romeo e Russo aveva riguardato fatti connessi alla guida di Romeo Gestioni, ed in particolare alcuni favori e regali a un ex dirigente, a dipendenti del Comune di Napoli, ad altri pubblici funzionari e una funzionaria della Soprintendenza di Roma, imputati in un altro processo.
Secondo il pm Woodcock, Romeo è stato “il leader e regista di ogni condotta criminosa” attraverso la guida di fatto di Romeo Gestioni: “Senza il suo placet non si poteva nemmeno andare in bagno”. Le difese, rappresentate dagli avvocati Alfredo Sorge, Giandomenico Caiazza, Francesco Carotenuto e Giovanbattista Vignola, hanno criticato duramente la sentenza, a loro dire “severa, incomprensibile nel merito, e totalmente incoerente con la prova dibattimentale raccolta”.
“Uno dei più importanti imprenditori italiani ed il professionista che lo ha affiancato in alcune importantissime progettazioni alberghiere – secondo il collegio difensivo – avrebbero corrotto alcuni pubblici funzionari in un caso offrendo una pianta ornamentale del valore di poche decine di euro; in altro ospitando, in cambio di un provvedimento clamorosamente pregiudizievole per gli interessi dell’imprenditore, la ospitalità di qualche giorno in un albergo”. “Ed ancora, – aggiungono i professionisti – sarebbe stata offerta una cena del valore di circa duecento euro ad un pubblico ufficiale in cambio di presunti favoritismi in alcuni marginali controlli amministrativi. Leggeremo le motivazioni della sentenza, che ovviamente impugneremo, curiosi di conoscere quali sarebbero, in tutte queste vicende, gli atti contrari ai doveri di ufficio posti in essere dai funzionari pubblici asseritamente corrotti con simili, grottesche prebende”.
Sul punto il pm Woodcock in requisitoria disse questo: “Un pubblico ufficiale che si svende per poco è molto più riprorevole di chi si vende per molto”.