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Vauro processato per diffamazione, ma all’angolo finisce il “Fratello d’Italia” che l’ha querelato

Il vignettista aveva definito la premier "leader di un partito che ha cavalcato la xenofobia, il razzismo e il neofascismo". In aula la difesa incalza Roberto Carlo Mele, costretto ad ammettere o a non rispondere
Vauro processato per diffamazione, ma all’angolo finisce il “Fratello d’Italia” che l’ha querelato
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Doveva essere un “banale” procedimento per diffamazione nei confronti di un vignettista famoso e irriverente. Si sta trasformando, indirettamente, in un processo al primo partito italiano. La premier Giorgia Meloni, nel 2021, era davvero la “leader di un partito che ha cavalcato la xenofobia, il razzismo e il neofascismo”? Lo stabilirà il Tribunale di Roma, che sta processando per diffamazione – appunto – il vignettista e scrittore Vauro Senesi, che pronunciò questa frase il 25 febbraio 2021 durante la trasmissione di Rete4 Dritto e Rovescio, condotta da Paolo Del Debbio. A denunciare Vauro è stato Roberto Carlo Mele, indicato nell’atto di querela come rappresentante legale di Fratelli d’Italia, il quale ha dichiarato di aver proceduto su propria iniziativa con l’autorizzazione scritta di Meloni. La Procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione per Senesi, ma il gip di Roma ha ribaltato il giudizio, optando per l’imputazione coatta.

Questa mattina, 25 giugno, c’è stata la prima udienza. Sentito come testimone proprio Mele, che però è stato incalzato dalle domande dell’avvocato Lorenzo Borrè, difensore di Vauro. Il legale ha chiesto al dirigente meloniano se ricordasse che nel 2014 il simbolo di Fratelli d’Italia includeva il simbolo della Fiamma sopra un trapezio. “Sa cosa significa?”, chiede Borrè. “Non lo so, gira la storiella che il trapezio rappresenti la tomba di Mussolini”, ammette Mele. “Lei ha militato nelle organizzazioni giovanili dell’Msi?”, chiede ancora Borrè, ricevendo risposta affermativa: “Ricorda – prosegue il legale – che uno degli slogan di Giorgio Almirante era ‘non rinnegare, non restaurare’?”.

Non solo. Perché la difesa di Vauro ha elencato anche esempi più recenti di affermazioni, a giudizio di parte, che dimostrerebbero la fondatezza del giudizio, pur severo, del vignettista. “Ricorda quando Giorgia Meloni nel 2017 e nel 2018 parlava di ‘sostituzione etnica‘?”, chiede Borrè. E ancora: “Daniela Santanché è iscritta a Fratelli d’Italia? Ricorda quando il 6 luglio 2023 diceva ‘rivendico con orgoglio di essere fascista, cacciare a pedate nel sedere i clandestini’?”. Poi c’è il caso di Joe Formaggio, il consigliere regionale veneto autore dell’affermazione “la maggioranza dei veneti deve avere pelle bianca”. “Fratelli d’Italia ha un codice etico, se ha detto quelle cose sarà stato cacciato”, ha replicato Mele. “Non ci risulta”, dice Borrè, citando le notizie pubblicate sul web in cui si parla di semplice deferimento.

Durante la trasmissione, stando allo sbobinato pubblicato in querela, Vauro sosteneva anche che “non esprimo solidarietà alla leader di un partito razzista, violento” e poi rispondendo al conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani diceva di essere “assolutamente d’accordo” al fatto che “i partiti razzisti dovrebbero essere espulsi dalla vita democratica”. “Noi abbiamo un codice etico – ha detto Mele con fermezza -, per noi queste affermazioni sono gravissime e diffamatorie”. Il 16 settembre la prossima udienza.

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