Israele, la polizia potrà arrestare i giornalisti che documentano gli attacchi missilistici
Il silenzio su ciò che accade non vale più soltanto per la Striscia di Gaza, dove i media non entrano da mesi. La libertà di stampa finisce nel mirino anche nel territorio di Tel Aviv. Il quotidiano israeliano Haaretz riferisce che l’ufficio legale della polizia ha inviato agli agenti nuove direttive che conferiscono loro il potere di fermare e persino arrestare giornalisti se ritengono che questi stiano documentando la posizione di attacchi missilistici “su o in prossimità di siti di difesa strategica“. Le nuove istruzioni non si applicherebbero solo alle strutture segrete, ma sono “in casi appropriati, soggette alla discrezionalità individuale“, ovvero all’interpretazione personale di qualsiasi agente di polizia, qualunque grado abbia. Sarà sufficiente quindi, prosegue il quotidiano, che un agente tema che il sito in questione sia “sensibile”, perché possa trattenere il cronista o la troupe per interrogarli o accusarli di reati contro la sicurezza.
L’Unione israeliana dei Giornalisti ha definito le nuove istruzioni “l’ultimo chiodo sulla bara della libertà di stampa in Israele” e ha chiesto al Commissario di Polizia Danny Levy di revocarle. Ma è solo l’ultimo episodio della battaglia intrapresa dal governo Netanyahu contro i giornalisti. Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale e leader dell’ultradestra, e Shlomo Karhi, ministro delle Comunicazioni, avevano già cercato di imporre ai membri dei media stranieri di ottenere l’autorizzazione preventiva della censura militare per pubblicare immagini della scena di un attacco missilistico. La richiesta, priva di qualsiasi fondamento legale, è stata temporaneamente bloccata solo grazie all’intervento del Procuratore Generale Gali Baharav-Miara, con la quale l’esecutivo è da mesi in conflitto.
Dall’inizio della guerra causata dagli attentati del 7 ottobre perpetrati da Hamas, diversi giornalisti stranieri hanno denunciato trattamenti ostili da parte delle forze dell’ordine. Ben-Gvir ha persino chiesto al capo ad interim del servizio di sicurezza Shin Bet di intervenire contro le testate giornalistiche che “mettono a repentaglio la sicurezza nazionale” con i loro articoli. Anche le milizie semiufficiali patrocinate dallo stesso Ben-Gvir sono all’opera da tempo. Domenica, una squadra guidata dal rapper di destra noto come “The Shadow” (Yoav Eliassi) ha eretto una barricata sul sito di un attacco missilistico a Tel Aviv e ha tentato di impedire con la violenza ad alcuni cronisti stranieri di avvicinarsi. Solo un intervento del portavoce della polizia ha permesso loro di accedere al sito.