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Turchia, Erdogan distrae il Paese con le crisi internazionali mentre Imamoglu denuncia le torture nelle carceri

Il presidente condanna il raid israeliano sull'Iran, seppure il paese degli Ayatollah sia un suo avversario. Nel frattempo, l'ex sindaco di Istanbul, da dietro le sbarre rivela per l'ennesima volta la campagna di repressione contro l'opposizione
Turchia, Erdogan distrae il Paese con le crisi internazionali mentre Imamoglu denuncia le torture nelle carceri
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Ankara ha ufficialmente condannato l’attacco aereo israeliano contro l’Iran definendolo “una palese violazione del diritto internazionale nonchè una provocazione al servizio della politica di destabilizzazione strategica di Israele nella regione”, ma dietro le quinte non è poi così contrariata. L’Iran e la Turchia moderna – nata dalle ceneri dell’Impero Ottomano – hanno da sempre rapporti difficili, considerato innanzitutto che sono due potenze regionali, entrambe mosse da obiettivi di primazia sullo scacchiere mediorientale. L’altro motivo di permanente tensione, seppur a bassa intensità, tra Ankara e Teheran è l’appartenenza storica della Turchia alla Nato, mentre l’Iran l’anno scorso ha aderito formalmente ai Brics. Si tratta del blocco economico-politico formato in primis dai paesi che durante la Guerra Fredda si definivano “non allineati” a quello Occidentale a guida statunitense, riunito militarmente nell’Alleanza del Nord Atlantico. Entrando nei Brics allargati, Teheran si è agganciato del tutto all’orbita sino-russa, che si sta offrendo come alternativa ( per ora solo geopolitica) all’Occidente e, di conseguenza, alla Nato. In ultimo è necessario ricordare che la Turchia non ha rinunciato a diventare membro dell’Unione Europea e, pertanto, la sua posizione non puó che continuare a essere ambigua, con tutti, amici e nemici.

Ma in questo frangente storico accusare Israele per la distruzione di Gaza e l’annientamento della sua popolazione e ora per gli attacchi contro i siti nucleari iraniani e i vertici militari del regime iraniano, consente al presidente-autocrate turco, che è anche a capo del governo di coalizione, Recep Tayyip Erdogan di distrarre i turchi e l’opinione pubblica mondiale dalla sua sistematica azione di annientamento dell’opposizione interna. Ekrem Imamoglu, candidato presidenziale del maggior partito di opposizione -il socialdemocratico laico CHP – nonchè sindaco di Istanbul, detenuto nel carcere di Silivri dallo scorso marzo sulla base di accuse prefabbricate per impedirgli di presentarsi alle prossime consultazioni per la presidenza della repubblica turca ( carica che dal referendum costituzionale del 2017 ha acquisito molti più poteri) per cui è dato in vantaggio sul Sultano, ha dichiarato che i suoi colleghi sindaci arrestati con lui e in seguito stanno subendo torture e abusi.

In un post intitolato “Questo è un rapporto sulla tortura”, diffuso attraverso l’account social ufficiale dell’Ufficio della Campagna Presidenziale, Imamoglu ha denunciato i maltrattamenti che si verificano nelle carceri. Le condizioni carcerarie sono tornate di attualità dopo che è trapelato che İpek Elif Atayman, ex direttore generale di Medya A.Ş., trasferito nel carcere di Afyonkarahisar, dormiva sul pavimento da una settimana. Nella sua dichiarazione, Imamoglu ha sottolineato: “Le donne, in particolare, sono sottoposte a crudeltà. Si sta verificando una tortura sistematica. Mia cara nazione, coloro che sono incarcerati e che non hanno commesso alcun reato se non quello di aver lavorato con me e servito Istanbul – persone contro le quali non esiste uno straccio di prova – vengono sistematicamente sottoposti a torture. Le donne, in particolare, vengono tormentate, mandate in prigioni lontane dalle loro famiglie, trasportate in viaggi di 7-8 ore in manette, affamate e assetate, tenute in gabbie di un metro quadrato, costrette a dormire sul pavimento e tenute in celle sporche”.

Nei messaggi consegnati ai propri avvocati che gli fanno visita dietro le sbarre, il sindaco della città più importante della Turchia ha quindi affermato : “Sappiamo benissimo perché viene perpetrata questa tortura. Chi ha pianificato tutto questo non ha prove in mano. Cercano di costringere le persone a formulare false accuse attraverso pressioni, ricatti, minacce e torture. Credono che questo sia il modo per uscire dal pozzo in cui sono caduti. Che tutta la nazione sappia, ascolti e condivida questa crudeltà. Il grido di queste donne, di queste madri e di questi bambini sarà un peso per coloro che commettono questo male, per coloro che sono complici e per coloro che restano in silenzio.” Per tutta risposta è stato emesso un mandato di arresto per il proprietario della Tv indipendente HalkTV, Cafer Mahiroğlu.

La Procura Generale di Istanbul ha annunciato che l’accusa è di “turbativa d’asta”. Il comunicato ha anche rilevato che Mahiroğlu aveva lasciato il Paese. Halk Tv è una delle pochissime emittenti indipendenti rimaste e che, per questo, ha sempre dato voce anche all’opposizione, specialmente di centro e centro-sinistra guidata dal Chp.

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