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Trump: “Fatto l’accordo con la Cina, arriveranno le terre rare e ridurremo i dazi”. Il Wsj: “Restano al livello di maggio”

Il presidente Usa rivendica un'intesa ma con "linguaggio confuso e poco chiaro", scrive Bloomberg, su quella che è la reale portata delle decisioni prese
Trump: “Fatto l’accordo con la Cina, arriveranno le terre rare e ridurremo i dazi”. Il Wsj: “Restano al livello di maggio”
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Donald Trump rivendica che l’amministrazione Usa ha chiuso un accordo con la Cina sui principali argomenti di scontro degli ultimi mesi, dai dazi ai visti per gli studenti cinesi. Ma da un lato Pechino frena, ridimensionando il tutto a un’intesa sul “quadro generale”, dall’altro gli stessi funzionari che conoscono i dettagli delle trattative spiegano al Wall Street Journal che sulle tariffe non c’è alcun passo avanti: resteranno allo stesso livello di quanto stabilito nelle settimane scorse a Ginevra, quando gli Usa si sono impegnati a ridurre le tariffe sul made in China al 30% e la Cina al 10%.

Il post di Trump – “Il nostro accordo con la Cina è stato concluso, soggetto all’approvazione definitiva del presidente XI e di me”, ha annunciato il presidente statunitense sul suo social Truth. “La Cina fornirà tutti i magneti e i minerali rari necessari. Allo stesso modo, forniremo alla Cina ciò che è stato concordato, compresi i visti agli studenti cinesi che utilizzano i nostri college e università (cosa che mi è sempre piaciuta!)”. In realtà il 55% di dazi di cui parla è la somma delle tariffe di Ginevra (20% sul fentanyl, di quelle al 10% applicate a tuti i paesi) e di quelle applicate dal presidente a Pechino nel corso del suo primo mandato. “Con il presidente Xi lavoreremo insieme per aprire la Cina al commercio americano. Questa sarà una grande vittoria per tutti e due i paesi”, assicura. L’agenzia finanziaria Bloomberg commenta sottolineando il “linguaggio confuso e poco chiaro” su quella che è la reale portata delle decisioni prese.

I negoziatori: “Accordo sul quadro generale” – Stamane i negoziatori di Usa e Cina, che si sono incontrati per due giorni a Londra, si erano limitati a parlare del raggiungimento un accordo su “un quadro generale”. In particolare il viceministro del Commercio cinese Li Chenggang ha dichiarato che i team negoziali hanno concordato un quadro generale per il commercio, dopo due giorni di colloqui sulla scia della telefonata tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping, della scorsa settimana.

Pochi dettagli – Da quanto si apprende l’accordo consentirà di avviare trattative concrete su una reciproca diminuzione delle tariffe commerciali, sviluppando quanto era stato delineato nel precedente incontro avvenuto a Ginevra lo scorso 10 maggio e in cui era stata anche concordata una tregua di 90 giorni. “Prima dovevamo eliminare la negatività”, ha detto il segretario al Commercio Howard Lutnick, al termine del colloquio londinese. “Ora possiamo andare avanti e cercare di realizzare scambi positivi, in crescita”, ha aggiunto. I cinesi si sono impegnati ad accelerare le spedizioni di terre rare, essenziali per le aziende automobilistiche e di difesa statunitensi, mentre Washington avrebbe allentato alcuni dei propri controlli sulle esportazioni di tecnologie avanzate. Per ora, a quanto sembra, poco altro.

Su un altro fronte il governo messicano è in attesa in questi giorni di una risposta da Washington riguardo alla richiesta di esclusione dai dazi del 50% su acciaio e alluminio. Lo ha ricordato il ministro dell’economia, Marcelo Ebrard, spiegando che la richiesta è stata presentata la scorsa settimana durante una sua visita negli Stati Uniti.

La battaglia legale continua – Negli Stati Uniti intanto una corte d’appello federale ha accolto la richiesta dell’amministrazione Trump di mantenere in vigore per il momento i dazi imposti dal presidente americano, ma ha dichiarato che riesaminerà il caso quest’estate. La corte ha prorogato la precedente sospensione temporanea di una sentenza del tribunale commerciale cheaveva stabilito che Trump era andato oltre i suoi poteri nell’imporre le tariffe e ha dichiarato che intende ascoltare le argomentazioni il 31 luglio, il che significa che i dazi rimarranno probabilmente in vigore per almeno i prossimi due mesi.

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