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Nuova evasione dal carcere di Bollate: detenuta non rientra da un permesso. “Fuggito anche il compagno, è violento”

Brenda Paolicelli, 55 anni, è irreperibile da martedì scorso. Il segretario del sindacato Spp: "Preoccupati, non vorremmo un secondo caso De Maria"
Nuova evasione dal carcere di Bollate: detenuta non rientra da un permesso. “Fuggito anche il compagno, è violento”
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Seconda evasione in poche settimane dal carcere milanese di Bollate. Dopo il caso di Emanuele De Maria, il 35enne che ha ucciso una collega per poi suicidarsi mentre lavorava all’esterno del carcere, stavolta ad aver fatto perdere le tracce è una detenuta di 55 anni, Brenda Paolicelli. A quanto riferisce il sindacato della Polizia penitenziaria Sappe, si tratta di una donna dal “profilo criminale di spessore”, condannata per vari reati tra i quali rapina a mano armata, furto aggravato e e violazione della legge sulle armi.

La fuga risale a martedì 27 maggio, quando Paolicelli – anche lei ammessa al lavoro esterno – non è rientrata in carcere dopo una giornata di licenza per fare visita ai familiari. Lo stesso giorno si è reso irreperibile il suo compagno, un pregiudicato di 53 anni già detenuto a Bollate e attualmente in prova ai servizi sociali. “Siamo fortemente preoccupati, non vorremmo trovarci di fronte a un secondo caso De Maria”, dice Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato Spp. “Da quanto abbiamo appreso, il compagno è considerato un uomo violento e la donna in più occasioni sarebbe rientrata dal permesso nel carcere con evidenti lividi sul corpo. Tra l’altro Paolicelli è vicina al fine pena e non avrebbe motivo di darsi alla fuga se non costretta. Il silenzio che è calato sulla vicenda fa accrescere i nostri timori”, afferma.

Le ricerche del Nucleo investigativo della Penitenziaria sono partite dall’hinterland a nord di Milano, dove abitava l’uomo, e si concentrano nel Milanese e in Brianza. “Per Milano-Bollate siamo alla terza evasione in pochi mesi, dopo il clamoroso caso di De Maria e, a dicembre 2024, quella di un detenuto romeno lavorante all’esterno. È il momento di riflettere sull’utilizzo, in questi casi decisamente “disinvolto“, dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario che concede il permesso ad uscire dal carcere”, afferma Di Giacomo.

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