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Interrogazione Pd a Meloni: “La tassa ritorsiva di Trump sugli investitori esteri è attacco senza precedenti”. Ft: “Può sconvolgere i mercati”

La sezione 899 del "Big, Beautiful Bill” caro al presidente prevede che gli Usa possano imporre una sovrattassa del 5% l'anno su aziende e investitori provenienti da Paesi che applicano politiche fiscali ritenute "punitive" nei confronti di Washington
Interrogazione Pd a Meloni: “La tassa ritorsiva di Trump sugli investitori esteri è attacco senza precedenti”. Ft: “Può sconvolgere i mercati”
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La sovrattassa del 5% sull’aliquota applicata ai redditi realizzati negli Usa da persone e società residenti in Paesi ritenuti fiscalmente ostili, di cui Ilfattoquotidiano.it ha scritto dieci giorni fa, finisce al cento di un’interrogazione parlamentare del Pd a Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti. I dem la definiscono “un attacco senza precedenti alla sovranità fiscale dei Paesi partner, con impatti potenzialmente molto gravi per l’economia e gli investimenti italiani”. Oltreoceano, intanto, la proposta spaventa Wall Street e non solo. Il Financial Times riferisce che “potrebbe sconvolgere i mercati e danneggiare l’industria americana”.

Si parla della sezione 899 del maxi pacchetto fiscale da oltre 4mila miliardi approvato dalla Camera e battezzato “One Big, Beautiful Bill da Donald Trump. Prevede che gli Usa possano imporre tasse aggiuntive su aziende e investitori provenienti da Paesi che applicano politiche fiscali ritenute “punitive” nei confronti di Washington. Imposte “ingiuste” come, nell’interpretazione della Casa Bianca, le web tax adottate da Roma, Parigi, Londra e Madrid e la tassa minima globale del 15% sulle multinazionali negoziata in sede Ocse, in vigore nell’Unione europea dal 2024. Se la proposta sarà approvata anche dal Senato, il rischio è che su interessi, dividendi, redditi delle persone fisiche e delle società e rendite immobiliari scatti una sovrattassa del 5% che potrà essere rinnovata di anno in anno fino a toccare un totale del 20% nell’arco di un quadriennio.

Il risultato sarebbe un freno agli investimenti e “un ritiro dagli asset statunitensi”, paventa il Financial Times. Proprio mentre la fiducia degli investitori nei titoli di Stato Usa è già in discesa a causa delle politiche tariffarie della Casa Bianca e l’allargamento del debito pubblico previsto dal nuovo budget rende ancora più cruciale il loro sostegno. “Sono ferite autoinflitte in un momento in cui si hanno molti debiti da finanziare. Quindi il momento è davvero pessimo”, il commento al Ft di Greg Peters, co-direttore degli investimenti di PGIM Fixed Income. Gli analisti di Morgan Stanley dal canto loro prevedono pressioni sul dollaro e “disincentivo agli investimenti esteri”. “I nostri clienti stranieri ci stanno chiamando in preda al panico“, dice l’anonimo ad di un importante fondo obbligazionario. “Non è del tutto chiaro se i titoli del Tesoro saranno tassati, ma i nostri investitori stranieri al momento presumono di sì”. Vantaggi per la classe operaia americana di cui Trump si è presentato come paladino? Nessuno. Il quotidiano conclude che la norma non avrà alcun impatto sugli odiati “burocrati di Parigi o Londra” ma colpirà i lavoratori americani.

Due giorni fa i parlamentari dem Antonio Misiani e Maria Cecilia Guerra hanno presentato due interrogazioni parlamentari alla premier e al titolare del Mef avvertendo che gli effetti per il nostro Paese potrebbero essere gravissimi, anche per soggetti istituzionali come Cassa Depositi e Prestiti. A rischio anche le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione”. Chiedono quindi al governo se sia stata effettuata una valutazione d’impatto per l’Italia. se si intenda “intervenire per proteggere soggetti pubblici e investitori italiani”, se l’Esecutivo intenda sostenere l’iniziativa europea per una digital tax comunitaria e infine “se l’accordo firmato a Washington lo scorso 18 aprile tra la Presidente Meloni e Donald Trump comporti di fatto l’abrogazione della web tax italiana”, senza che vi sia stato alcun confronto parlamentare. “Serve trasparenza – concludono – il Governo non può far passare sotto silenzio una misura che rischia di minare i rapporti fiscali internazionali, indebolire le regole dell’OCSE e colpire duramente le imprese italiane. In gioco ci sono la credibilità fiscale del nostro Paese e la capacità dell’Europa di difendere i propri interessi”.

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