Seconda parte dello scontro tra il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini nel corso della trasmissione Otto e mezzo, su La7 (qui la prima parte del confronto).
Fubini ribatte alle argomentazioni di Travaglio, sottolineando che nella Russia vige “un regime completamente identificato con la guerra, con 1600 detenuti politici” e che l’Ucraina è “un paese libero” e “una democrazia”, seppure con diversi limiti.
E aggiunge: “Devo smentire quello che è stato detto prima sulla persecuzione delle minoranze russe, cosa interessante perché ritorna spesso nei canali Telegram filorussi e nei media di Mosca”.
“E invece è vero”, replica Travaglio.
“Non ti ho interrotto – risponde Fubini – C’è stata un’inchiesta dell’Osce (poi, se vuoi, Lilli ti lascio tutti i link), che dimostra che non c’è questa cosa. Gli ucraini hanno detto solo che l’insegnamento in Ucraina si fa nella lingua ucraina ma, se questo è il criterio, l’Italia dovrebbe fare la guerra alla Francia perché il corso è un dialetto italofono e l’insegnamento è in francese”-
“Io però vengo sul Sud Tirolo – replica la conduttrice Lilli Gruber – dove c’è un’autonomia speciale e le scuole sono in lingua tedesca, italiana, ladina”.
“Allora, tutto questo non è vero – ribadisce Fubini – C’è anche il famoso accordo di Istanbul del 2022 di cui si è parlato alla nausea e in maniera non corretta, perché il motivo per cui l’accordo è saltato è uno: sai quanti soldati permetteva quell’accordo di avere all’Ucraina? 85mila con un confine con la Russia di 2mila km, cioè 20 soldati avrebbero potuto proteggere ogni km. E quindi era irricevibile. Stiamo parlando di un esercito di un milione di uomini in Ucraina che a fatica difende il paese. Dunque non è vero quello che è stato detto”.
“Cose false un corno – replica Travaglio, a cui Gruber concede un minuto per ribattere ai punti di Fubini – Innanzitutto l’Ucraina è l’unica democrazia al mondo che ha tutti e 11 i partiti di opposizione aboliti per legge da Zelensky. Gli accordi di Istanbul non sono stati firmati su testimonianza dei negoziatori ucraini e non russi a causa dell’intervento di Boris Johnson, che disse a Zelensky di non firmare niente e di andare avanti a combattere fino alla vittoria. L’intervista a David Arakhamia, capogruppo del partito di Zelensky, è disponibile ovunque”.
E aggiunge: “Le persecuzioni contro i russofoni sono avvenute in otto anni di guerra civile con 15mila morti. Ci sono stati due accordi siglati a Minsk dal governo di Kiev che li ha traditi, continuando a bombardare anziché dare l’autonomia speciale e il cessate il fuoco, come aveva promesso. E potremmo andare avanti – conclude – ma ripeto: se ha vinto l’Ucraina o se la Russia ha perso, firmiamo subito lo status quo prima che qualcuno si accorga che non è vero. Se ha ragione Fubini, abbiamo chiuso finalmente la guerra. Quindi, fermiamo immediatamente le bocce, cantiamo vittoria e lasciamo le cose come stanno”.