In Yemen gli Usa hanno bombardato un centro di detenzione per migranti
Il 6 maggio gli Usa hanno annunciato la fine delle loro operazioni militari in Yemen contro gli huthi. Ammesso che ciò sarà vero, prima di quella data gli oltre 800 attacchi in risposta ai lanci di razzi contro Israele e contro navi commerciali e militari avevano ucciso centinaia di civili che col gruppo armato che controlla parte del territorio yemenita non c’entravano niente.
A fare le spese di questi crimini di guerra sono state anche persone disperate che si erano rifugiate proprio lì, nel paese dove negli ultimi dieci anni si è sviluppata la più grave crisi umanitaria al mondo.
Amnesty International ha svolto una ricerca, basata su testimonianze oculari e sull’analisi di immagini satellitari, sull’attacco condotto con almeno due bombe di precisione GBU-39 che, il 28 aprile, hanno colpito un Cpr locale, un centro di detenzione per migranti a Sa’ada, nel nord dello Yemen, facendo un gran numero di vittime: secondo il ministero dell’Interno yemenita, controllato dagli huthi, 68 morti e 47 feriti, praticamente tutte le persone detenute all’interno del centro distrutto.

Sono dati impossibili da confermare. Ma il personale medico degli ospedali di Sa’ada ha riferito di aver curato oltre venti cittadini etiopi, alcuni dei quali con gravi fratture o che hanno dovuto subire amputazioni. Gli obitori erano stracolmi di cadaveri.
“Quando la bomba ha colpito il centro alle 4 di mattina, stavano tutti dormendo. C’erano parti di corpi smembrati ovunque. Non riescono ancora a parlare a causa del trauma”, ha raccontato ad Amnesty International, chiedendo l’anonimato, una persone che ha parlato con alcuni sopravvissuti.
Al Pentagono avrebbero dovuto sapere cosa fosse il bersaglio, usato per anni dagli huthi per imprigionare migranti irregolari e regolarmente visitato dal personale del Comitato internazionale della Croce rossa. Quello stesso centro era stato colpito, il 21 gennaio 2022, da una bomba di precisione made in Usa sganciata dalla coalizione anti-huthi guidata dall’Arabia Saudita.
In quell’occasione, c’erano stati almeno 90 morti. Gli huthi avevano ricostruito il Cpr e, già che c’erano, ne avevano aggiunto un altro, pure questo bombardato un mese fa.
L’amministrazione Trump ha fatto sapere che, “per ragioni di sicurezza operativa”, non sono stati e non verranno forniti dettagli sulle operazioni militari contro lo Yemen.