Il pagellone della Serie A | Conte il migliore, il Milan la vera delusione: Ibra&C. da tre. Perché l’Inter non merita la sufficienza
CONTE: 9 – Può stare simpatico o molto più probabilmente antipatico, magari ancora una volta abbandonerà la barca sul più bello dimostrando di che pasta è fatto. Però nessuno può discutere i risultati: questo è stato il campionato di Antonio Conte. Come sempre: cinque scudetti su sei partecipazioni in Serie A. Il primo allenatore nella storia a vincerlo con tre squadre diverse. L’uomo dei record, che si prepara a scriverne altri altrove.
RANIERI: 8 – L’ultima volta in Serie A di Claudio Ranieri è stata la sua migliore di sempre. Il girone di ritorno confezionato dalla Roma un piccolo capolavoro, non si spiega se non con l’empatia e l’esperienza di questo grande allenatore, che ha preso una squadra allo sbando in zona retrocessione e la lascia in Europa, non quella che conta. Peccato per la Champions, un altro grande obiettivo sfumato di un soffio. È un po’ il suo destino.
KEAN: 7,5 – Da barzelletta dell’estate (ve le ricordate le battutine sui 18 milioni regalati alla Juventus per un calciatore da zero reti nell’ultimo campionato e a scadenza?) ad attaccante dell’anno: Moise Kean ha finalmente dimostrato tutto il suo potenziale, sfiorando i 20 gol e trascinando per quanto ha potuto la Fiorentina, di cui è stata l’unica nota davvero positiva in una stagione contraddittoria. La buona notizia però è soprattutto per l’Italia: con Retegui, forse più di Retegui per caratteristiche adatte al calcio moderno, almeno un centravanti decente per la povera nazionale di Spalletti.
COMO: 7 – Si dirà che con i soldi son bravi tutti. Invece non è vero, perché il calcio è pieno di esempi di club ricchi e disastrosi. E poi il Como non si è solo salvato, obiettivo tutt’altro che scontato a inizio campionato (meno a gennaio dove oggettivamente l’apporto del mercato è stato imponente). La squadra di Fabregas ha soprattutto giocato, lasciando un segno riconoscibile su questa Serie A. Che forse è solo all’inizio.
DI FRANCESCO: 6+ – Alla fine della partita contro la Juventus che condanna il Venezia, le telecamere lo riprendono con le mani nei capelli e le lacrime agli occhi, incredulo per la seconda retrocessione di fila all’ultima giornata. Il volto della sfiga, un meme vivente. Epperò niente critiche e sfottò ma solo applausi, perché il suo Venezia delle piccole è la squadra che ha giocato meglio e avrebbe meritato più di salvarsi, nonostante il club abbia smobilitato a gennaio vendendo il capitano e giocatore più rappresentativo. Dopo la famosa semifinale di Champions con la Roma, la carriera di Di Francesco si era inabissata e sembrava finita. Anche senza lieto fine, gli ultimi due campionati hanno rilanciato la sua candidatura: meriterebbe una squadra che non sia un caso disperato ma abbia le carte in regola almeno per salvarsi. Il più è proprio d’incoraggiamento.
INTER: 5,5 – Comunque vada a Monaco, la stagione non sarà mai fallimentare, anzi verrà ricordata per sempre per la partita più bella della storia nerazzurra. Però se parliamo di campionato, il voto non può essere sufficiente. Troppe occasioni perdute, spesso alla stessa maniera e ripetutamente. 81 punti (13 in meno dello scorso anno) sono pochi e la fatica europea rappresenta una giustificazione fino a un certo punto, non ad esempio per i passi falsi di febbraio durante la pausa delle coppe, o l’harakiri finale con la Lazio. Nessun rimpianto, ma un po’ di rammarico per lo scudetto buttato sì.
JUVENTUS: 5 – Il voto è una media fra il 3 che si meriterebbero Giuntoli e Motta, artefici di un disastro tecnico e gestionale senza precedenti, e il 7 di Igor Tudor, che con grande dignità ed etica del lavoro è riuscito a salvare la stagione bianconera acciuffando il quarto posto (e ora magari riceverà pure un benservito dalla società). I soldi della Champions, vitali per le casse del club, daranno a questa nuova Juve la seconda chance di riprovarci l’anno prossimo. Senza poter più sbagliare.
IBRA&C: 3 – Quest’anno si è parlato tanto e a sproposito di fallimenti, per l’Inter, la Juventus, anche Fiorentina e Lazio, per certi versi la Roma, sono tante le squadre che in una Serie A estremamente competitiva non hanno raggiunto l’obiettivo prefissato. L’unica che però ha davvero deluso è il Milan: fuori da tutto a gennaio, pur avendo secondo molti la rosa più forte del campionato, o comunque le potenzialità per averla. Le colpe sono tutte in società, dei vari Furlani, Ibrahimovic, dirigenti che per miopia e presunzione hanno sbagliato qualsiasi scelta dovevano prendere (senza dimenticare la retrocessione in Serie D del Milan Futuro).
LOTITO: 0 – Non è una bocciatura, anzi, la Lazio ha fatto una buona stagione. Per quello che era l’obiettivo: nessuno. Se in estate fissi l’asticella completamente al ribasso, essersi giocati la qualificazione in Champions League fino all’ultima giornata, sfiorando una semifinale di Europa League, è tutto guadagnato. Alla fine, però, i valori emergono e la Lazio si ritrova in mano con la stessa ambizione con cui era partita all’inizio: nulla. Ma forse al senatore Lotito sta bene così.