Il mondo FQ

Auto Europa, marchi cinesi in crescita ad aprile: immatricolazioni a +79%

I brand della Repubblica Popolare avanzano nel vecchio continente. Nelle vendite di EV Byd ha superato Tesla e l'Italia "apre"
Commenti

Continua l’ascesa dei marchi cinesi sul mercato europeo dell’automobile: secondo le analisi di Dataforce, in aprile le vendite continentali sono state sostanzialmente stabili – a quota 1,085 milioni di unità – ma i brand della Repubblica Popolare sono cresciuti del 79% a 50.173 unità, aumentando la loro penetrazione di mercato dal 2,6% di un anno fa al 4,6% del 2025.

Non solo, per superare i dazi imposti sulle vetture elettriche Made in China e importate nel vecchio continente, le marche cinesi hanno progressivamente spostato il baricentro della loro offerta sui modelli ibridi. Tanto che se le vendite di auto a elettroni sono cresciute del 41% a 1.458 unità, quelle di vetture ibride sono letteralmente schizzate alle stelle: +534% per le ibride plug-in (9.472 unità) e +3.946% per le ibride non ricaricabili (8.619). Bene pure i modelli a benzina, con un +11% e 13.786 unità consegnate. Sicché, non solo i dazi europei non hanno fermato i cinesi ma, se possibile, li hanno resi ancora più forti nell’offerta di motorizzazioni ibride, che poi sono le più apprezzate in Europa.

A fare da capofila fra i marchi del Dragone c’è la BYD, che ad aprile ha piazzato 12.558 veicoli, 10 mila in più rispetto ad aprile 2024. Segue Chery, con un sonoro +1.149% e 5.773 unità, vendute a marchio Jaecoo e Omoda. Mentre MG – marchio di origine inglese da qualche anno di proprietà della SAIC – ha fatto registrare +25% e 21.735 unità consegnate. Geely cresce del 31% a 4.043 unità, confermandosi quarto maggior brand cinese in Europa, mentre Xpeng fa un +270% e 1.665 unità. Nel primo quadrimestre 2025, invece, è la MG il primo marchio cinese in Europa, con 99.627 unità vendute, davanti a BYD (41.409) e Chery (21.571).

Ad aprile, poi, BYD ha superato per la prima volta Tesla, con 7.231 elettriche vendute in Europa contro le 7.165 della rivale americana. “Per quanto il divario sia minimo, le implicazioni sono enormi. Questo è un momento spartiacque per il mercato automobilistico europeo, soprattutto se si considera che Tesla è il leader del mercato europeo delle elettriche da anni, mentre la BYD – che si accinge ad avviare il suo polo di produzione ungherese, ndr – ha ufficialmente iniziato le attività al di fuori di Norvegia e Paesi Bassi solo alla fine del 2022”, osserva l’analista Felipe Munoz.

Del resto, mentre l’azienda di Elon Musk fa segnare un pesantissimo -49%, i rivali cinesi toccano un +359%. “La Cina non è solo il leader mondiale nei veicoli elettrici a batteria. Le sue case automobilistiche sono leader globali anche nei veicoli ibridi plug-in. Per guadagnare terreno in Europa, i costruttori cinesi hanno risposto alla minaccia rappresentata dai dazi concentrandosi su altre tipologie di propulsione, come l’ibrido plug-in, per mantenere lo slancio dei loro piani di espansione globale”, spiega Munoz.

E in Italia come va? Il mercato nostrano mostra livelli di “fidelizzazione” degli automobilisti sempre più bassi: in sostanza, non si comprano più le automobili di una precisa marca perché “in famiglia le abbiamo sempre avute”. Non solo, è crescente l’apertura degli italiani ai marchi asiatici, soprattutto cinesi. Lo confermano i numeri recentemente presentati all’Automotive Dealer Day: secondo il New Brand Observatory di Quintegia, già nel 2028 i brand “emergenti” presenti in Italia arriveranno a quota 27 (per il 90% di origine o proprietà cinese), mentre quelli già presenti hanno raggiunto quasi il 6% del mercato nel primo trimestre del 2025, oltre due punti percentuali in più rispetto al 2024; mentre nel 2021 la penetrazione si fermava ad appena lo 0,4%. Ad andare forte sono soprattutto MG, con il 3,5%, e BYD con lo 0,9%, mentre gli altri marchi si collocano sotto lo 0,5%. Secondo l’Automotive Customer Study 2025 di Quintegia, il 44% degli acquirenti si dichiara pronto a considerare questi brand, una percentuale che sale a ben il 74% tra i giovani della Generazione Z, ossia i nati a cavallo del millennio.

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.