Dl sicurezza, il governo pone la fiducia. Opposizioni: “Populismo penale”. A Roma scontri con la polizia
Clima teso fuori e dentro l’Aula per il decreto sicurezza, la riforma con disposizioni in materia di sicurezza pubblica approdato a Montecitorio per la discussione generale del testo di conversone in legge sul quale il governo ha infine posto la fiducia. A Roma ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia (video) nel corso della manifestazione promossa dalla rete ‘No dl Sicurezza – A pieno regimèe’. Alcune centinaia di partecipanti al corteo, radunatisi in piazza Barberini, hanno iniziato a percorrere via del Tritone verso il Parlamento fino al tentativo di forzare il cordone degli agenti schierati in assetto antisommossa. Durante gli scontri sarebbe rimasto ferito l’assessore del III Municipio di Roma e portavoce della Rete nazionale No Ddl Sicurezza, Luca Blasi, al quale hanno espresso solidarietà i parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs): “A volto scoperto stava cercando di impedire il contatto tra i manifestanti e la polizia, presenteremo una interrogazione perché non è accettabile che chi si batte contro il dl Sicurezza in modo pacifico sia trattato in questo modo”. Opposta la lettura della maggioranza. “Vediamo con chiarezza oppositori, tra cui anche no pal, scagliarsi contro le forze dell’ordine nel tentativo di giungere nella sede del Parlamento. L’avanzata dei manifestanti, che hanno colpito i poliziotti con bastoni, facendosi scudo con dei grossi pannelli, dimostra l’urgenza e la necessità del decreto”, ha commentato Augusta Montaruli, relatrice del provvedimento e vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
Dentro l’Aula la discussione generale del testo è stata preceduta dagli interventi dei gruppi di opposizione che hanno criticato duramente il precedente iter in commissione Affari costituzionali. Denunciano la “doppia tagliola“, a partire da quella che ha impedito il completamento dell’esame dell’originario disegno di legge in commissione, dopo la repentina trasformazione del provvedimento in decreto d’urgenza. E parlano di “populismo penale che fa andare in prigione anche Ghandi”. Il governo, invece, continua a tirare dritto e così nelle battute finali a Montecitorio, dove i banchi della maggioranza sono rimasti quasi deserti in attesa dell’annunciata questione di fiducia, confermata in Aula a fine giornata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha parlato di “provvedimento strategico per il governo”. A fine lavori è stata convocata la conferenza dei capigruppo per l’ordine dei lavori: la votazione per appello nominale si svolgerà martedì a partire dalle 18, preceduta dalle dichiarazioni di voto che inizieranno alle 16.20. Un esito scontato e del resto Giorgia Meloni ha difeso ancora e a spada tratta l’efficacia del decreto. “Dicevano che era inutile, sbagliato, persino disumano”, ha scritto sui social. Invece, “grazie alle nuove norme introdotte dal decreto, sono già stati eseguiti i primi sgomberi immediati di immobili occupati abusivamente”. Dunque, “avanti così, per tutelare i più deboli e difendere la proprietà privata”.
Per le opposizioni, il tweet della premier “getta benzina sul fuoco”. “In un paese in cui le ore di cassa integrazione sono passate da 15 mila a 24 mila in un solo anno; dove da 58mila i lavoratori coinvolti nei tavoli di crisi sono passati a 106; dove il 9% dei lavoratori a tempo pieno è povero; dove solo un Papa e i giovani protestano contro i cambiamenti di climatici; dove i detenuti soffrono per il sovraffollamento e così via, voi che fate? Gli impedite di manifestare, gli tappate la bocca”, ha detto in Aula Franco Mari, deputato di Avs. “Trattare tutto come una emergenza da reprimere, ma la società si organizza e saprà rispondervi”. Il suo collega Filippo Zaratti, capogruppo di Avs in commissione Affari costituzionali, ha detto che “la discussione non c’è mai stata”, ricordando che gli unici interventi sono stati quelli delle opposizioni: “Gli esponenti della destra non hanno aperto bocca durante l’esame di questo testo, trasformato in decreto legge dalla sera alla mattina”. In Aula per la prima sessione della discussione generale sono stati solo sei i parlamentari di maggioranza presenti. Il Movimento 5 stelle, postando la foto dell’aula ha scritto: “Se manifesti contro il governo rischi la galera, ma se resti a casa pagato dai cittadini, va tutto bene”. La deputata M5s Valentina D’Orso ha parlato di “anomalie, forzature e vere violazioni del regolamento” dovute alla doppia tagliola e denunciando che “l’iter di questo dl non ha precedenti” e rappresenta “un’emergenza per la nostra democrazia”, ricordando poi i “250 giuristi che ne denunciano le forzature”. Ancora: “E’ urgente che la Giunta del regolamento si riunisca e discuta di quanto accaduto sul decreto Sicurezza affinché questo non costituisca un precedente per altri soprusi futuri. Sarebbe gravissimo”.
“Il decreto Sicurezza non assicura affatto maggiore sicurezza in Italia, cioè la prevenzione e il contrasto dei reati, il rispetto delle regole, la certezza della pena, la difesa dei cittadini e la protezione delle vittime dei reati”, ha detto il deputato M5s Federico Cafiero De Raho, vice presidente della commissione Giustizia. “Questo Testo non prevede alcuna risorsa per rafforzare gli organici delle forze dell’ordine e della magistratura, contiene prevalentemente una miope pioggia di nuovi reati. Al vertice di tutti i diritti c’è la libertà, invece il governo con il decreto Sicurezza restringe gli spazi di dissenso espressione del disagio e dell’emarginazione sociale. Durissimo anche Riccardo Magi, segretario di Più Europa, che ha definito il decreto legge Sicurezza “una rottura dell’ordine costituzionale da molti punti di vista” e ha invitato l’Assemblea a “respingerlo con nettezza”. Lo ha definito “un insulto al Parlamento e ai cittadini italiani” che produce “una lacerazione nel tessuto costituzionale e civico del Paese”. Si è detto preoccupato che gli stessi presidenti delle Camere non abbiano rilevato queste criticità: “Le regole dell’ordinamento giuridico sono difese dalle alte cariche dello Stato solo fin dove ciò sia di loro interesse”. Ha evidenziato la trasformazione improvvisa del testo, che nella Conferenza dei capigruppo del Senato del primo aprile 2025 non era urgente, in un provvedimento urgente il 4 aprile. Sul merito, ha aggiunto che vi sono “questioni specifiche molto serie che ineriscono alle singole disposizioni, tutte di natura penale”, considerate “frutto di un esercizio ideologico puro e semplice, volto a soddisfare le pulsioni securitarie all’impronta del più estremo populismo penale”. Infine, sul conflitto di attribuzione tra il governo e i parlamentari sollevato da +Europa alla Corte costituzionale, Magi ha annunciato che “è stata fissata al 20 ottobre la camera di consiglio sul conflitto di attribuzione che abbiamo sollevato sul provvedimento”.
Alle denunce sul metodo e sul merito si unisce l’Associazione Italiana dei Professori di Diritto Penale (AIpdp), rappresentativa di oltre 200 docenti, che ha annunciato una settimana di “mobilitazione” e riflessione critica in 10 atenei italiani. E’ solo l’ultima iniziativa, dopo quella degli oltre 250 giuspubblicisti, della magistratura, Csm compreso, delle Camere penali, e dopo le critiche mosse anche da relatori Onu e dall’Ocse. Il ciclo di iniziative, da nord a sud, si svolge sul tema “politica criminale e principi costituzionali, a margine del decreto-sicurezza (d.l. n.48/2025)”. L’Associazione si era già espressa criticamente in passato contro il decreto, considerandolo “espressione di un ricorso al diritto penale in chiave simbolica di rafforzamento della sicurezza pubblica, per di più realizzato con lo strumento della decretazione d’urgenza”. I penalisti evidenziano che il decreto introduce “almeno quattordici nuove fattispecie incriminatrici e inasprisce le pene di almeno altri nove reati”. Ritengono che le condotte criminalizzate siano “nella quasi totalità dei casi, espressive di marginalità sociale o di forme di manifestazione del dissenso”, con interventi che risultano “per diversi profili di dubbia compatibilità con svariati principi costituzionali, compresi quelli di necessaria offensività, sussidiarietà e proporzione”. Tra i partecipanti attesi negli incontri figurano il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Cesare Parodi, e il Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, Francesco Petrelli.
Governo e maggioranza continuano a fare orecchie da mercante, limitando le comunicazioni della giornata al tema degli sgomberi scelto da Meloni per il suo tweet. Lo stesso fa Matteo Salvini: “Grazie alle proposte della Lega nel Decreto Sicurezza finalmente ci siamo: chi occupa abusivamente una casa verrà sgomberato in 24 ore. La proprietà privata, frutto dei risparmi e dei sacrifici di una vita, è sacra! Dalle parole ai fatti!”. Dichiarazioni a cui ribatte l’Unione degli inquilini. “Non siamo noi i buonisti: siete voi incapaci di elaborare politiche abitative strutturali. Perché quegli alloggi erano vuoti? Perché si è permesso che immobili pubblici restassero abbandonati, creando terreno fertile anche per le infiltrazioni della criminalità organizzata? I cittadini perbene meritano questa politica inefficace?”, dichiara Silvia Paoluzzi, segretaria nazionale di Unione Inquilini. “Oggi in Italia ci sono oltre 90.000 alloggi pubblici inutilizzati solo perché mancano manutenzioni e ristrutturazioni di base. Alloggi che rimangono vuoti, nonostante 650 mila famiglie in graduatoria, per cattiva gestione degli enti: poi ci stupiamo se qualcuno le occupa? Non si può ridurre l’emergenza abitativa a un problema di ordine pubblico. Serve il coraggio politico di investire in case popolari, affitti sostenibili, rigenerazione urbana e lotta alla povertà. Ma sopratutto lavorare affinché la gestione del patrimonio esistente sia ottimale altrimenti tutto si consuma in meri slogan sicuritario buoni solo per gli stolti”.