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Renault, l’ad De Meo: “Nell’UE servono strategie e condivisione. L’elettrico? non si torna indietro”

Il Ceo del gruppo francese in audizione alla Camera ha insistito sulla necessità di consorzi europei ed EV di piccola taglia
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“Tornare indietro sui veicoli elettrici non è un’opzione. Significherebbe rimanere indietro nella corsa all’innovazione”. Luca de Meo, Ceo del gruppo Renault e attuale presidente dell’ACEA, l’associazione che rappresenta parte delle case automobilistiche che operano nel Vecchio Continente, non avrebbe potuto essere più chiaro oggi nella sua audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera di fronte a esponenti anche di partiti di Governo che sembrano intenzionati ad andare nella direzione opposta.

Il manager italiano ha ricordato i numeri dell’industria automobilistica europea, che vale il 7% dell’occupazione comunitaria (13 milioni di posti di lavoro), l’8% del PIL e il 30% della spesa per la ricerca e lo sviluppo con un gettito fiscale di 400 miliardi di euro. È un comparto che si trova di fronte una trasformazione che la Cina ha anticipato e in guidato, accelerata dal dieselgate. Ai sostenitori delle alimentazioni convenzionali, de Meo ha ricordato che “in termini ambientali, le auto elettriche sono migliori di quelle a combustione interna: nel 2030, l’impronta di carbonio dalla culla alla tomba di un’auto elettrica prodotta e utilizzata in Europa sarà del 70% inferiore a quella di un’auto termica”. Nel Vecchio Continente gli investimenti sull’elettrificazione sono attorno ai 250 miliardi, tanto che tra il 2024 e il 2026 è previsto il debutto di 86 modelli a zero emissioni.

“Il nemico – ha sottolineato il Ceo del gruppo Renault – non è una tecnologia o un’altra, ma la CO2. Abbracciando la neutralità tecnologica per ridurre le emissioni, l’Europa può favorire soluzioni innovative, tecnologicamente avanzate ed efficienti”. Di nuovo, il manager italiano ha snocciolato una serie di dati: nel suo ciclo di vita un veicolo elettrico (BEV) emette 20 tonnellate di CO2 contro le 30 di uno PHEV (ibrido plug-in) o EREV (ad autonomia estesa) e le 60 di uno endotermico. E non è tutto: “Carburanti a basso contenuto di carbonio (come biofuel e e-fuel) possono costituire una soluzione complementare per la riduzione delle emissioni di CO2 dell’attuale parco circolante”, ha precisato de Meo. Se l’obiettivo è l’abbattimento dell’inquinamento, la strada è chiara.

Il problema è che l’Europa è la sola delle grandi regioni mondiali in cui il mercato non è tornato ai livelli pre-covid: -18% tra il 2019 e il 2024. Hanno ripreso a invecchiare i clienti (47 anni l’età media nel 2005 e 56 oggi) e il parco circolante: 12,4 anni nel 2024 (addirittura di 14 nel segmento A), 9,4 nel 2015.

La ragione è duplice: i prezzi sono aumentati del 60% in 20 anni, mentre il potere d’acquisto non è salito allo stesso modo. In Italia, anzi, è addirittura sceso. “Per troppo tempo – ha accusato de Meo – l’approccio europeo si è limitato ad accumulare regole, scadenze e sanzioni, spesso in modo poco coerente. Ma di fronte al cambiamento in atto, questo non può funzionare”.

La lobby europea dell’auto ha peraltro sempre fatto pressioni a Bruxelles per rallentare le spinte in avanti. Adesso la sfida riguarda l’intero sistema “con un impatto su materie prime, catene di approvvigionamento, infrastrutture”, ha evidenziato il manager: “L’Europa necessita di una strategia industriale e di una governance olistica, coordinando tutti gli attori della catena del valore, dalle miniere di estrazione al riciclo, per creare un business case sostenibile per tutti”, ha detto.

La Cina, il nuovo riferimento globale, si è assicurata il controllo di molte materie prime e ha lavorato per garantirsi anche il dominio di determinate lavorazioni armonizzando già 15 anni fa anche le normative. L’industria europea ha bisogno di prezzi dell’energia più bassi e i clienti di incentivi che rendano le elettriche/elettrificate accessibili perché per raggiungere gli obiettivi fissati a livello comunitario la loro penetrazione dovrebbe essere del 20%, mentre è attualmente solo del 13,6%. La stessa diffusione dell’infrastruttura di ricarica “procede sette volte più lentamente del necessario”, ha lamentato il presidente italiano dell’ACEA.

Accanto alla semplificazione normativa, de Meo ha invocato un quadro favorevole per la produzione europea delle piccole elettriche, quasi una sorta di “consorzio” in stile Airbus, delle quali ha anche identificato le caratteristiche (fino a 4 metri di lunghezza, 110 km/h di velocità massima, batterie da 30 kWh) e che possano beneficiare di un trattamento fiscale favorevole, di facilitazioni nei parcheggi nelle città e che abbiano obblighi normativi specifici e diversi.

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