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Campi Flegrei, gli scienziati: “Dinamica progredisce, dobbiamo essere preparati. Eruzione? Nessun segnale”

Mauro Di Vito e Francesca Bianco, direttore dell'Osservatorio vesuviano e direttrice della Sezione di Napoli, in una conferenza stampa hanno spiegato che il magma, attivo in profondità, non è in risalita
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“Vivere su un vulcano significa che dobbiamo essere preparati a un peggioramento, perché non si trasformi in tragedia”. Mauro Di Vito e Francesca Bianco, direttore dell’Osservatorio vesuviano e direttrice della Sezione di Napoli, in una conferenza stampa hanno spiegato come però, allo stato, non ci siano segnali di una eruzione imminente e che il magma, attivo in profondità, non è in risalita.

Dinamica in progressione – Certo è che parametri, che ogni giorno gli scienziati dell’Ingv con le 37 stazioni di monitoraggio rilevano, sono tutti in progressione: il suolo si è sollevato di un centimetro e mezzo nell’ultimo mese, “una dinamica che sta progredendo”, e nel corso di osservazioni ventennali sono stati registrati aumenti di temperatura, pressione e flussi di gas (in particolare di Co2 ovvero l’anidride carbonica). Cuore di queste progressioni il Rione Terra in particolare, la Solfatara, Monte Nuovo (unico episodio di eruzione nel 1538, ndr). Nella sola giornata di martedì 13 maggio i Campi Flegrei hanno generato in cinque ore – da mezzogiorno alle 17 circa – 35 eventi, di cui tre sopra alla magnitudo 3. Un dinamismo che però viene monitorato da 20 anni.

I ricercatori ricordano che il magma si trova a una profondità di 7-8 chilometri, lontana dai 2-3 chilometri di profondità dove avvengono terremoti degli ultimi mesi. C’è stato un numero inferiore di terremoti recentemente, ma questo non deve comunque indurre “in errore” e questo non significa che “il peggio non è passato, il processo sta continuando” prosegue Di Vito che invita la popolazione a non mettersi in macchina, come avvenuto oggi quando alcune strade sono state intasate, per andare in luoghi che è possibile raggiungere a piedi.

Magma in profondità è attivo – “Al momento una risalita del magma non c’è. Il magma in profondità è attivo, altrimenti non registreremmo la deformazione che poi genera i terremoti, né le variazioni geochimiche anomale che osserviamo dal 2000, e che quindi sono una componente fondamentale del processo che stiamo osservando – ha spiegato Bianco – Dobbiamo fare capire a tutti che i vulcani e la loro dinamica si possono studiare solo mettendo insieme tutti i dati del monitoraggio che acquisiamo, che sono i terremoti, le deformazioni del suolo, tutti i dati geochimici, quelli legati alle caratteristiche e alla temperatura delle falde, le temperature delle rocce e delle fumarole. Tutte queste cose vanno messe insieme per poter dire che cosa sta succedendo sul vulcano in questo momento”.

La scienziata spiega che “i parametri chimici mostrano il solito trend da 20 anni, non ci sono parametri anomali che indicano una variazione dello stato dinamico del vulcano. Al momento certamente stiamo osservando un’intensificazione del fenomeno bradisismico, che vuol dire un incremento delle anomalie in tutti i parametri. Purtroppo non abbiamo alcun elemento per dire quanto durerà questo incremento, sarebbe come chiederci di prevedere i terremoti. Quello che possiamo dire è che certamente variazioni drastiche di questo trend in incremento non ci sono, e noi ci auguriamo di non vederle mai”. Certo è che è impossibile stabilire quando questa progressione potrebbe portare a una rottura con la relativa infiltrazione del magma e quindi una potenziale eruzione: che siano 3, 5 o 10 anni è impossibile da stabilire.

Comunque come spiega Di Vito gli scienziati studiano ogni giorni anche con simulatori quali effetti avrebbe sul sistema del vulcano l’infiltrazione di magma proprio per essere pronti a cogliere eventuali segni di pericolo. “Questo sciame ha prodotto effetti sulle abitazioni e le infrastrutture: l’unico modo per fronteggiare la preoccupazione è di favorire i controlli. Vedo che strade si intasano: non è un comportamento corretto, bisogna lasciare spazio ai mezzi soccorso e agli scienziati che devono raccogliere i dati.

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