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“Ipocrisia tutta italiana”, Zaia insiste sul suicidio assistito: “Non è un tema politico ma etico e manca una legge”

Il "problema", secondo il governatore veneto, continuerà se il governo non "prende atto che è un tema trasversale". E mentre le Regioni sono "bloccate" e lo Stato tentenna "l'80% dei cittadini è già favorevole"
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Dopo l’impugnazione da parte del governo Meloni della legge sul fine vita della Regione Toscana, torna a parlare di suicidio assistito il presidente della Regione Veneto Luca Zaia (che preferisce parlare di “gestione del fine vita”) che al Corriere della Sera, Zaia bolla come “ipocrisia tutta italiana” il limbo in cui vengono lasciati i malati e i pazienti nonostante dal 2019 ci sia una sentenza della Consulta (sentenza Dj Fabo-Cappato) che ha stabilito i criteri di accesso alla morte volontaria. Un “problema” che continua a essere essere ignorato dalla politica.

Esplicito dunque l’appello rivolto all’esecutivo di Giorgia Meloni: “Il governo ascolti le Regioni che di questo argomento, loro malgrado, si devono occupare quotidianamente per poter dare risposte adeguate. Nel 2019 la Corte costituzionale ha sancito che non c’è colpevolezza nell’accompagnamento al suicidio assistito se vengono rispettate alcune condizioni: grave sofferenza fisica e psichica, che il paziente sia mantenuto in vita da supporti vitali, che la diagnosi sia irreversibile, e che la persona sia libera di scegliere, di intendere e volere. La Corte è intervenuta, anche successivamente, con solleciti al Parlamento perché legiferi”. Tuttavia la sentenza della Corte Costituzionale “non stabilisce i tempi per la risposta di comitati etici e Usl, né chi dovrà somministrare il farmaco”.

Una gestione rimasta a metà e a cui ora, continua Zaia, devono pensare le Regioni in virtù di “un obbligo giuridico, morale ed etico” e su cui il governo – che ha motivato l’impugnazione perché “lede le competenze dello Stato” – deve intervenire il prima possibile. “Con coerenza il governo impugna una legge per rivendicare la propria competenza, con altrettanta coerenza dovrebbe fare questa legge di propria competenza. Si convochino le Regioni per affrontare il tema. Altrimenti finirà per accadere di nuovo ciò che è successo a Eluana Englaro: un padre che ottiene la sospensione dell’alimentazione artificiale con una sentenza di Tribunale”.

La battaglia su un tema che non è affatto politico, afferma il presidente, “di destra o sinistra”, ma “etico“, “un tema di libertà di coscienza“. Il Veneto, continua il leghista sul Corriere, ha ricevuto “dal 2019 una ventina di richieste e a oggi solo tre hanno avuto risposta per compatibilità con i requisiti. Due sono arrivate alla gestione finale. Quando abbiamo trattato per primi la legge di iniziativa popolare non l’abbiamo fatto per provocare, ma perché è stata presentata in tutte le Regioni”. E il “problema”, prosegue Zaia, continuerà se il governo – indipendentemente dallo schieramento politico – non “prende atto che è un tema trasversale“. E mentre le Regioni sono “bloccate”, mentre lo Stato tentenna, “l‘80% dei cittadini è già favorevole“.

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