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Gli omicidi di Emanuele Durante ed Emanuele Tufano “collegati”: 16 arresti tra cui 6 minori a Napoli

Il 15enne ucciso per errore dai suoi stessi compagni, il 20enne "vittima sacrificale". La procuratrice per i minori: "Sparano senza pietà come se fosse una scena da Far West"
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Delitti commessi “con metodo tipicamente camorristico”. È la procura di Napoli che ha definito e collegato tra loro gli omicidi di due ragazzi, compiuti anche da giovanissimi. Ragazzini con le pistole. Piccoli boss che si fotografano armati sui social. E che non si fanno scrupolo ad uccidere, per un motivo qualunque, altri giovani come loro. Sedici persone, tra cui sei minorenni, sono state arrestate nell’ambito di un’indagine che ha portato Polizia e Carabinieri a fare luce sugli omicidi di Emanuele Tufano, di 15 anni, il 24 ottobre dell’anno scorso, e Emanuele Durante, di 20 anni, il 15 marzo scorso.

Il caso Durante – I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Ddda. “Gli indagati sono gravemente indiziati di essere responsabili a vario titolo e in concorso tra loro dell’omicidio del 20enne”. A incastrare gli indagati un video di 1 minuto e 9 secondi, che ha ripreso tutte le fasi del delitto. Le immagini mostrano alcuni uomini in motorino impegnati in una sorta di sopralluogo nella zona dove si trovava la smart nera di Durante. Poi il delitto in via Santa Teresa degli Scalzi. Due uomini in scooter affiancano la macchina dal lato del guidatore, il passeggero della moto spara un colpo, poi la fuga. Il giovane rimane ferito e perde il controllo della macchina, andando alla deriva nella corsia di marcia opposta. Immediato il soccorso da parte di un passante e della ragazza che si trovava in macchina con lui: lo hanno accompagnato in ospedale ma non c’è stato nulla da fare.

Il giovane era un parente di Annalisa Durante, vittima innocente di camorra uccisa a 14 anni in un conflitto a fuoco avvenuto nel quartiere Forcella a Napoli il 27 marzo di 21 anni fa. Il tragico evento ha messo un punto alla vita di Emanuele Durante, segnata da un’infanzia difficile con problemi familiari e una situazione di disagio. È grande la commozione in tutta la Comunità di Sant’Egidio, che lo ha sempre sostenuto per aiutarlo a cambiare vita e a cercare di reintegrarsi nella società. A Napoli non sono stati eseguiti solo questi arresti. Sono state sedici persone, tra cui 6 minorenni, colpite da una misura. Sono stati arrestati anche i presunti killer di Emanuele Tufano, di 15 anni, il 24 ottobre dell’anno scorso.

Il caso Tufano – Le indagini della Squadra Mobile di Napoli hanno consentito di accertare che Tufano è stato ucciso nel corso di un conflitto a fuoco, una scorribanda armata iniziata in via Antonietta De Pace e conclusasi in via Carminiello al Mercato, tra due gruppi contrapposti di giovani, alcuni dei quali minorenni, appunto, provenienti dai quartieri Sanità e Mercato e che, con le tipiche modalità della criminalità organizzata, si sono affrontati utilizzando almeno cinque armi ed esplodendo gli uni contro gli altri, ad altezza d’uomo e con l’intenzione di uccidere, numerosi colpi. Per un errore, Tufano è stato ucciso da uno dei componenti del suo stesso gruppo della Sanità. Il conflitto a fuoco, hanno ricostruito gli investigatori, è maturato nell’ambito di contrasti tra gruppi criminali emergenti intenzionati ad acquisire il potere egemonico su diversi quartieri della città, attraverso atti dimostrativi di supremazia criminale e controllo violento del territorio.

Sedici arresti – Grazie alle sono state identificate le 14 persone – otto maggiorenni e sei minori – che hanno partecipato allo scontro, tutte raggiunte dal provvedimento cautelare. Riguardo all’altro omicidio, quello di Emanuele Durante, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli sono riusciti a identificarne i due autori – anche grazie alle riprese delle videocamere di sorveglianza, che hanno ripreso il raid dei killer – e a dimostrare che il delitto è strettamente correlato alla morte di Tufano, essendo stato “deciso, approvato ed attuato” da uomini appartenenti al gruppo camorristico Sequino del quartiere Sanità, recentemente ricostituitosi per il ritorno in libertà di una serie di affiliati. In particolare, gli indagati, dopo l’omicidio Tufano, hanno maturato la decisione di uccidere Durante, scrive la Procura, “non solo e non tanto per vendicare la morte di Tufano ma soprattutto per dimostrare la permanenza della egemonia del clan Sequino sul territorio, anche a fronte di eventi che nell’ottica del potere criminale minavano l’immagine e la credibilità dei Sequino, tenuto conto dei legami di uno degli indagati con la vittima e dei comportamenti ritenuti profondamente offensivi da parte degli autori del conflitto appartenenti al quartiere Sanità, mostratisi reticenti e irrispettosi nei riguardi del clan Sequino”.

La procuratrice – “La morte di Emanuele Tufano deve servire come monito alle istituzioni affinché si rendano conto che nessun territorio può essere lasciato alle leggi della strada” dice Patrizia Imperato, procuratrice per i minorenni di Napoli, intervenuta nel corso della conferenza stampa tenuta in Procura di Napoli. In particolare, ha sottolineato Imperato, “l’omicidio di Emanuele Tufano è avvenuto in una vera e propria guerriglia urbana nella quale due gruppi contrapposti, quello della Sanità e quello del Mercato, si scontrano. Si scontrano perché il gruppo della Sanità ha osato invadere un territorio sul quale quelli del Mercato pensano di avere una priorità assoluta e vedono l’altro come un invasore, un nemico che va affrontato armi in pugno. Le armi le hanno entrambi i gruppi e non c’è esclusione di colpi, sparano senza pietà come se fosse una scena da Far West“. Il messaggio che intende lanciare Imperato è “che la necessità di prevenire rispetto alla commissione di così gravi episodi di sangue è un compito che spetta alle istituzioni tutte. Noi Procura, così come le istituzioni giudiziarie, abbiamo dimostrato di essere sul pezzo e in grado poi di riuscire a ricostruire quello che si è verificato. E un messaggio voglio lanciarlo a questi ragazzi: l’uso delle armi lascia dietro di sé una scia di sangue inevitabile. È inevitabile come in questo caso anche morire, addirittura sotto i colpi del fuoco amico”.

Gli investigatori – Gli arresti di giovani e giovanissimi per due omicidi di camorra dimostra “l’osmosi tra la realtà delle bande giovanili e quella dei criminali che hanno il Dna del contesto camorristico” ha detto il Questore di Napoli Maurizio Agricola. Tufano – ha confermato il Questore – è morto “per il fuoco amico, colpito da proiettile esploso da suoi stessi sodali”. ”

Una faida interna ha portato all’omicidio Durante, un omicidio collegato da un fil rouge al delitto di Emanuele Tufano. Siamo riusciti a ricostruire l’episodio grazie alla video-sorveglianza e all’attività di indagine, abbiamo scoperto che c’era stato un sopralluogo prima, c’era l’intenzione di intervenire contro i lui” ha spiegato il generale Biagio Storniolo, alla guida del Comando provinciale dei carabinieri di Napoli. Il colonnello Andrea Leo ha sottolineato “il lavoro di grande sinergia tra polizia e carabinieri” nella risoluzione dei due omicidi Tufano e Durante. Quest’ultimo è stato ucciso “dopo una indagine interna a Sanità, per individuare chi effettivamente ha sparato a Tufano. Probabilmente non è stato lui a sparare, ma questa indagine interna ha portato al suo omicidio”. Durante è stato scelto “come vittima sacrificale” poiché il più lontano dalla catena di comando del clan Sequino del rione Sanità.

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