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Artem Uss, chiesti 5 anni e mezzo per l’aristocratico russo accusato di aver coordinato la fuga

Il figlio dell’oligarca russo vicino a Putin si trovava ai domiciliari a Basiglio, nel Milanese, in attesa di essere estradato negli Stati Uniti, quando riuscì a far perdere le sue tracce
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Era stato arrestato in Svizzera lo scorso giugno e oggi, al termine del processo, per Drmitry Chirakadze sono stati chiesti cinque anni e mezzo. È questa la pena chiesta dal pm di Milano Giovanni Tarzia per l’aristocratico russo accusato di essere il coordinatore dell’evasione di Artem Uss, imprenditore russo e figlio del governatore di una regione siberiana, che era stato arrestato a Malpensa nell’ottobre del 2022. Davanti alla giudice della VII sezione penale del Tribunale di Milano Ombretta Malatesta il pubblico ministero ha ripercorso tutte le “prove” che dimostrerebbero che l’uomo ha organizzato la fuga del figlio dell’oligarca russo vicino a Putin nel marzo del 2023, quando si trovava ai domiciliari a Basiglio, nel Milanese, in attesa di essere estradato negli Stati Uniti.

Centrale, nella ricostruzione del pm, la testimonianza di Srdan Lolic, a sua volta indagato per procurata evasione e sentito in videocollegamento dalla Serbia. Quest’ultimo infatti “non ha tratto alcun beneficio dalla sua testimonianza”, ha detto il pm. “Pensare che Lolic indichi Chirakadze per vendetta in merito ad affari andati male è una tesi davvero poco sostenibile. Inoltre è Lolic che doveva dei soldi a Chirakadze e non viceversa”. Quanto alla “credibilità” del suo racconto, “abbiamo tanti riscontri”. Tra gli altri elementi citati nella discussione finale vi sono poi “l’acquisizione degli atti del traffico telefonico prodotto da Chirakadze, i documenti trovati nel personal computer dell’imputato, le chat e le foto geolocalizzate”. Nel chiedere la pena, il pm ha sottolineato la “pericolosità” dell’imputato, “desumibile anche dalla possibilità di coinvolgere soggetti appartenenti alle forze armate russe”, oltre che dalla sua situazione “economico-finanziaria”.

Una ricostruzione che è stata “smontata” nell’arringa dai difensori Federico Sinicato e Tatiana Della Marra, i quali hanno chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto”. Lo stesso Chirakadze, che lo scorso 30 aprile ha voluto rendere dichiarazioni spontanee, si dice estraneo alle accuse. “Sono rimasto scioccato quando ho saputo che Artem se ne era andato – ha detto -, io non so chi abbia organizzato l’evasione. È Uss che ha deciso di fuggire perché è cocciuto e instabile”.

La penultima udienza del processo a carico del presunto coordinatore della fuga, che dovrebbe concludersi il prossimo 14 maggio per la sentenza, si è aperta con il rigetto da parte della giudice della richiesta avanzata dalla difesa di sentire in videocollegamento un avvocato croato e lo stesso Artem Uss. Quest’ultimo si sarebbe fatto avanti nelle scorse settimane, inviando una lettera ai legali dell’aristocratico russo, affermando di voler essere interrogato da remoto per poter fornire la sua versione dei fatti sulle ragioni per cui è fuggito e le modalità secondo le quali è stata organizzata l’evasione. Uss fu portato con quattro macchine da Basiglio oltre confine fino in Serbia e da là volò con un aereo fino in Russia. Stando alle indagini americane, dal 2018 avrebbe messo in piedi “un’operazione di frode, esportazione illegale e riciclaggio di denaro sotto l’ombrello” della sua società Nda Gmbh. Alcune tecnologie militari al centro dell’indagine sarebbero state trovate in armamenti russi, in particolare tank, usati sul fronte di guerra in Ucraina. Per Washington ne voleva l’arresto e l’estradizione.

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