Aveva evaso i domiciliari a Milano, rompendo il braccialetto elettronico, a seguito della decisione della Corte d’Appello di Milano con cui i giudici avevano dato il via libera all’estradizione negli Stati Uniti. Era dal 22 marzo che di Artem Uss non si avevano più notizie. Ma ora l’imprenditore russo, e figlio del governatore di una regione siberiana bloccato il 17 ottobre a Malpensa, ha reso noto di essere in Russia. “Sono in Russia! In questi pochi giorni particolarmente drammatici, persone forti e affidabili mi sono state accanto. Le ringrazio”, ha affermato. “Il tribunale italiano, sulla cui imparzialità inizialmente contavo, ha dimostrato la sua chiara parzialità politica. Purtroppo è anche pronto a piegarsi alle pressioni delle autorità statunitensi”, ha aggiunto. Nella situazione internazionale attuale, quando i cittadini russi sono oggetto di “giochi senza regole””, il ritorno in patria, anche in un modo così “non standard”, è una vittoria. Artem Uss e altri cinque russi sono stati accusati negli Usa di elusione delle sanzioni, riciclaggio di denaro, contrabbando di petrolio venezuelano e trasferimento di software e tecnologie ad uso sia civile che militare. Il figlio del governatore è stato arrestato su mandato degli Usa lo scorso 17 ottobre all’aeroporto di Milano, da dove sarebbe partito per la Turchia. All’inizio di dicembre è stato trasferito dal carcere agli arresti domiciliari, riassume l’agenzia russa.

Il 40enne, stando alle indagini americane, dal 2018 avrebbe messo in piedi “un’operazione di frode, esportazione illegale e riciclaggio di denaro sotto l’ombrello” della sua società Nda Gmbh. Alcune tecnologie militari al centro dell’indagine sarebbero state trovate in armamenti russi, in particolare tank, usati sul fronte di guerra in Ucraina. Il mandato di cattura emesso nei suoi confronti dal Dipartimento di Giustizia americano fa riferimento a una serie di reati che hanno trasformato la vicenda in un caso di rilevanza internazionale. In base ai 12 capi d’imputazione, con Uss sono accusati anche i connazionali Yury Orekhov, Svetlana Kuzurgasheva, Timofey Telegin e Sergey Tulyakov, e i commercianti di petrolio venezuelani Juan Fernando Serrano Ponce e Juan Carlos Soto. Per gli inquirenti americani sono coinvolti nell’ “orchestrazione di un complesso sistema per ottenere illegalmente tecnologia militare statunitense e petrolio sanzionato dal Venezuela“. Avrebbero contrabbandato milioni di barili di petrolio e riciclato decine di milioni di dollari per conto degli oligarchi russi attraverso una miriade di transazione con società di comodo e criptovaluta. Una vera e propria spy story nell’ambito della quale, per gli investigatori dell’Fbi, avrebbero “minato la sicurezza, la stabilità economica e lo stato di diritto di tutto il mondo”.

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