“L’età dell’oro” promessa da Trump parte con un calo del Pil dello 0,3%. Il presidente: “Colpa di Biden”
Parte male “l’età dell’oro” promessa dal presidente statunitense Donald Trump. Nei primi tre mesi del 2025 (Trump è in carica dal 20 gennaio scorso), il Prodotto interno lordo statunitense ha accusato una contrazione dello 0,3%, un po’ peggio delle attese (-0,2%) ed invertendo bruscamente la rotta rispetto all’ultimo trimestre 2024, quando l’economia a stelle e strisce aveva segnato un + 2,4%. Si tratta della prima flessione del Pil dal 2022.
Immediata la reazione dei mercati. Wall Street apre in calo: il Dow Jones perde l’1,07%, il Nasdaq cede il 2,07% mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,43%. Nonostante l’impatto iniziale dei dati Usa, i principali listini europei chiudono, invece, in positivo ad accezione di Milano (con l’indice Ftse Mib che ha ceduto lo 0,71%) e di Madrid, che segna -0,74% a fine seduta.
I dazi produrranno i loro effetti diretti a partire dal trimestre in corso. Tuttavia, le attese per le annunciate tariffe hanno influenzato anche i risultati del primo trimestre. Si tratta di stime preliminari che, a causa della particolarità delle condizioni, potrebbero essere soggette a revisioni significative.
Visto il dato, Trump punta il dito contro il predecessore. “Questo è il mercato azionario di Joe Biden, non quello di Trump. Io sono entrato in carica il 20 gennaio. Il nostro il paese avrà un boom ma dobbiamo dell’eredità di Biden. Ci vorrà un po’ di tempo, non ha nulla a che vedere con le tariffe, è solo che ci lascia numeri negativi, ma quando inizierà il boom, sarà unico. Siate pazienti“, ha scritto il presidente in carica sul suo social Truth.
Attualmente gli economisti attribuiscono il 50% di probabilità ad una recessione nel 2025. Le ultime stime del Fondo monetario internazionale indicano per il 2025 un incremento dell’1,8% per il Pil statunitense, tuttavia, al momento della diffusione, è stata molto sottolineata l’estrema incertezza che caratterizza lo scenario attuale.